Abbiamo sempre individuato nella RECIPROCITA‘ il marchio di fabbrica dell’associazione “Il Gabbiano noi come gli altri”. I volontari capiscono in fretta che nella propria attività qualcosa danno e qualcosa, anzi parecchio, ricevono. L’illusione di sentirsi solo “quelli che aiutano”, un po’ dall’alto verso il basso, non passa in via Ceriani. Chiunque, qualunque sia la sua condizione, è in grado di insegnare qualcosa: questo passa.
Poi c’è la disponibilità all’ASCOLTO rispettando i tempi e i limiti dell’altra persona (“vediamo cosa posso imparare oggi”, questo più o meno l’approccio), insieme al riconoscimento che l’azione del volontario deve stimolare la persona all’AUTONOMIA e non alla dipendenza dal volontario stesso. Un approccio che muove dalla reciprocità protegge dal buonismo e soprattutto dal NARCISISMO (“La parola io” ), altra curva parecchio insidiosa.
Come avrai capito, ci sono diversi modi di essere volontari di un unico Gabbiano. Quel Gabbiano non sta cercando genericamente “nuovi volontari”, mica è marketing. Sta cercando proprio te che stai leggendo questo post e che ogni tanto ci pensi. Può essere facilissimo: basta non porsi nessun problema, nessuna domanda, limitandosi a gustare il piacere dell’incontro il sabato pomeriggio. Si comincia tutti così. Oppure potrà essere più difficile, ma anche più stimolante, se col tempo sentirai il bisogno di fartele quelle domande, come hanno fatto Teresa Bonfiglio, Giacomo Marinini e altri volontari. Sarà sempre e solo una tua scelta.
Intanto, se ti ritrovi in queste parole, scrivici perché sei già a buon punto. Anche con i tuoi limiti, anzi proprio per quello.