Dirompente come un fulmine,il 28 gennaio, mi è giunta la notizia che non avrei mai voluto ricevere: Giacomo, Pietro è deceduto!. Così la mia mente, dopo l’ incredulità iniziale, inevitabilmente è andata a ritroso e ai momenti trascorsi insieme. Personalmente l’ho conosciuto nel lontano 1975. Lo incontrai in via Val d’ Intelvi sui banchi di scuola dei nostri figli. Erano i tempi dei decreti delegati che consentivano, ai genitori, di partecipare alla vita scolastica. Eravamo di parere diverso anzi contrapposto ma Pietro ed io diventammo subito amici perché una caratteristica di Pietro è sempre stata il rispetto delle altrui opinioni.
Poi la vita e il lavoro ci hanno presi e apparentemente allontanati perché ognuno di noi ha seguito la propria strada. La sua, come professionista nel campo edile, lo portava sovente lontano.
Ci siamo rivisti nel 2002 quando l’ associazione Il Gabbiano iniziò la costruzione dell’ edificio in via Ceriani 3 per accogliere il Centro diurno, la Comunità alloggio e il Centro ascolto per persone disabili e loro famiglie ed io ero davvero molto preoccupato. Pietro, capì il valore e la scommessa in gioco e si offrì di seguire i lavori come volontario occupandosi degli stati di avanzamento , della contabilità di cantiere e dei rapporti con le maestranze. Se siamo arrivati alla realizzazione del complesso edilizio lo dobbiamo anche al suo impegno costante e illuminato .
La sua grande competenza e il modo corretto e gentile di interagire con le persone lo resero subito autorevole ed ascoltato. Quanti suggerimenti mi ha dato e quanto conforto e speranza nei momenti difficili. Ha avuto sempre pienamente ragione. Quando nel 2005 inaugurammo completamente l’ edificio in via Ceriani, anche lui si rese però conto che quello non era un punto di arrivo ma un altro punto di partenza. Comprese che dovevamo pensare alla realizzazione di un’ altra comunità alloggio perché tanto è il bisogno. Così anche lui si mise in gioco un’ altra volta con tutti noi del Gabbiano per inseguire questo sogno tuttora tra alterne difficoltà e speranze.
Poi nel 2007 la perdita dell’ amata moglie Rosetta. Le sue giornate erano scandite sempre dalla visita mattutina per portare un fiore a Rosetta e poi al Gabbiano per le tante incombenze necessarie o anche solo per un saluto a Laura, Federica, Maria, Ermanno, Teresa, Walter, Mario e anche a me che volutamente e ridendo mi lasciava sempre per ultimo. Era bello parlare con lui perché sempre informato, simpatico, sapeva scherzare e stare allo scherzo con garbo, ci incantava perché uomo di grande esperienza, dai tanti interessi e profondamente buono.
Poi la malattia vissuta con consapevolezza, caparbietà e grande determinazione.
Ci siamo salutati a monte delle festività natalizie, poco prima che entrasse in ospedale .
“Caro Giacomo, prima vado, prima faccio e prima torno. Abbiamo un sacco di cose da fare qui al Gabbiano”
Ricorderò per sempre il suo fraterno e lungo abbraccio nel momento del commiato.
Grande Pietro!
(Giacomo Marinini)
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Vi racconto di Pietro Maiandi, un amico e volontario dell’Associazione Il Gabbiano