Le bici? Accidenti, le sistemi, le fai verificare (grazie al Fabio Monti che ce le ha messe a punto), le provi a pieno carico e viene sempre fuori qualcosa che non va. I pesi soprattutto. Sbilanciano. A Massimo (Charlie per gli amici) fanno ballare il portapacchi, a Claudio sulle buche vola via una borsa, la sella di Tino non sembra quella giusta: dopo 60 km gli fa venir voglia di proseguire a piedi.
All’ultimo minuto scendi in cantina, provi a sistemare la luce che saltava sul pavé, a stringere il dado della leva del doppio freno, a mettere dello scotch dove il filo tocca le borse. La vigilia è come tutte le vigilie: non puoi dedicarti all’attesa e basta, c’è qualcosa da fare all’ultimo minuto e qualcosa, molte cose, la dimenticherai.
E così ti domandi: ma se ho tutti questi problemi prima di partire, che succederà in 2500 km? Vallo a sapere.
Io ripiego su questioni più semplici: cerco un cestino da mettere sulle borse in cui buttare la spesa, le banane, le barrette, il pane e il succo di frutta e, qualche volta, anche il pacchetto di pastasciutta e il sugo pronto che ci cucineremo a bordo strada nella sosta di mezzogiorno. In Liguria la focaccia. In Francia la riette, micidiale per lo stomaco, ma buonissima (assomiglia al grasso che si spalma sulla catena, ma spalmata sul pane, invece che sulla catena, è fantastica). La sporta serve. Eccome se serve.
Tutto pronto? E noi? Questo forse è il vero problema. Non lo sappiamo. Non so se siamo pronti. Usiamo tutti e tre la bici come mezzo di trasporto abituale, ma da qui a dire che siamo ben allenati, beh, ce ne corre. Pensiamo di allenarci via via, pedalando, anche perché fino a ieri abbiamo avuto altro da fare. Giusto qualche sgambata ogni tanto. Lasciamo a casa un po’ di problemi, problemi nostri, delle persone vicine, di quelli che amiamo. Sono questi la vera borsa, quella che pesa e che ci chiediamo se riusciremo a portare. Ma partiamo in tre. In tre dovremmo essere forti. Credo che questo viaggio ci legherà ancora di più, che, forse, come dice Marina, potrà essere il viaggio della vita. Lo sarà, certo, nonostante le divergenze, le discussioni i disaccordi sulle strategie, come in queste ore in cui ancora si discutono le tappe, i carichi, la cambusa, tenda sì tenda no.
E già, la tenda. Pesa troppo e poi ce ne vogliono due: in una sola non ci stiamo, siamo grossi grassi e ingombranti. Probabilmente finiremo per lasciare a casa la tende, 5 kg in meno da portare a spasso per l’Europa, e cercare da dormire in b&b (Massimo, per convincerci, ne ha trovati di super economici) o a chiedere ospitalità da qualche parte. Ci porteremo materassino e sacco a pelo per le emergenze: se non troviamo altro ci resta la terra sotto il cielo.
Claudio Meazza