Se la cercavi al telefono, sapevi dove trovarla. Era sempre disponibile e sapeva accogliere come nessun altro. Se la cercavi di sabato, non c’erano dubbi: era in piazza Sant’Apollinare, prima, e in via Ceriani, poi. Per tre decenni ha aperto e chiuso lei la sede di quello che poi sarebbe diventato il Gabbiano, ma che originariamente era un semplice “Gruppo H”.
Poi ogni tanto capitava che sparisse.
Se la cercavi in agosto, ad esempio, poteva essere in qualche eremo o Abbazia, per un ritiro di cui aveva bisogno. Qualcuno ricorda Camaldoli o i francescani de La Verna sull’Appennino toscano, altri dicono Montecastello nella splendida Tignale, altri ricordano l’Abbazia di Mirasole, vicino a Quintosole, dove frequentava una comunità di tossici e ammalati di Aids.
Un capodanno di una ventina di anni fa, a più di settant’anni, si è fatta dieci giorni nel deserto, con Libera, volontaria storica, grande appassionata di trek. E lei ricorda che, vista la carta d’identità, al CAI si erano un po’ preoccupati: ma… signora, è sicura? Al Cai non la conoscevano…
Poi l’hanno vista dormire in tenda, affondare i piedi nelle dune, sostare silenziosa sul lago prosciugato Iriki. L’hanno vista mentre osservava il sole precipitare in pochi minuti al tramonto, dietro le dune, e indossare la giacca a vento per ripararsi dal freddo, mangiare il cous cous preparato dalle guida locali, e ripartire alle 7,30 del giorno dopo, aspettando che il caldo ritornasse, con il sole di nuovo alto.
E allora, al Cai, hanno cambiato idea.
Era rimasta colpita dalle notti stellate e delle albe viste fuori dalla tenda, nel deserto.
Ma poi restavano le persone, i suoi panorami preferiti, in particolare quelle che avevano più difficoltà a cui è più difficile dare credito.
E’ il 6 gennaio 2022, gli anni corrono, ci sono nuove sfide per il Gabbiano.
Ma quattro anni dopo la sua scomparsa lei c’è sempre. La Teresa. Credeva nella gratuità e nella capacità di ciascuno di insegnare qualcosa. Preferiva le cose semplici, non amava il protagonismo (chissà cosa direbbe se sapesse che in via Don Gervasini c’è una casa intestata a lei) e non tollerava il pietismo verso la disabilità.
E’ impossibile dimenticare Teresa Bonfiglio e infatti nessuno di noi lo ha fatto.
6/1/2018 – 6/1/2022