L’aroma intenso mi spinge ad alzarmi dalla sedia ed affacciarmi alla cucina: il nostro cuoco di turno si diverte un mondo a preparare manicaretti e i profumi colorano l’aria, cosi’ come i cartelloni e i disegni rallegrano le pareti e le porte. Sono pochi gli spazi liberi nel nostro ambiente: sul tavolo della cucina c’e’ chi, con i propri ritmi, aiuta a tagliare le verdure, oppure impara a impastare una torta. Di la’ (non si puo’ chiamare salone, viste le dimensioni, ma e’ piuttosto il nostro soggiorno ) qualcuno sta parlando al telefono mentre altri, seduti nel salotto, stanno discutendo dello spettacolo che abbiamo visto ieri a teatro – “ ma e me e’ piaciuto piu’ di tutto il panino e l’aranciata!” “Ingordo”
Dalla stanza a fianco si sente urlare: “ Silenzio che mi devo concentrare. Se no mica li imparo i segnali stradali!”.
Chi esce per le attivita’ educative e chi entra con le borse della spesa.
Sorridendo me ne torno nel mio angolino: computer, un pezzetto di tavolo per appoggiare i fogli e l’agenda. Tutto qui e’ condiviso: dalla biro, che appena l’appoggi ti sparisce, al bagno che e’ il piu’ gettonato luogo di transito. La privacy, quasi, non esiste: l’altro giorno qualcuno e’ uscito in strada per poter parlare al telefono indisturbato!
Certo, talora noi dell’èquipe educatori ci lamentiamo perché non abbiamo cassetti a sufficienza, i volontari, reclamano per via del detersivo che finisce subito, i “ragazzi” desidererebbero il mobiletto per metterci lo spazzolino, il dentifricio e qualcuno ci porterebbe pure le ciabatte!
A volte c’è un rumore di sottofondo che mi impedisce di lavorare (ma forse è perché mi perdo a seguire tanti discorsi ) ma non mi vedo sola nel silenzio di un ufficio, non contornata da quest’allegra confusione . Questa è la mia esperienza, non molto diversa, credo, da quella dei miei compagni di viaggio: i ragazzi, i volontari, gli educatori, gli amici che ci vengono a trovare. Qui stiamo bene, ci sappiamo accolti gli uni dagli altri,possiamo anche avere delle discussioni, come n ogni famiglia che si rispetti, ma ne parliamo, ci chiariamo. Una bella e varia umanita’.
Adesso mi stanno chiamando per il pranzo e mi devo sbrigare: sono sempre l’ultima ad andare a tavola (forse perche’ in questa casa trovo pronto, mentre nell’altra mi tocca di cucinare).
(Anna Bonalumi)