Non fatevi fregare dall’effetto seppia, non c’è nessuna operazione nostalgia in corso: se ci siamo messi #dinuovoinviaggiocolgabbiano è per guardare avanti. E’ solo che di Simone non abbiamo foto recenti… questa infatti è la foto di una pagina del nostro libro azzurro, pubblicato nel 2006, e chissà dov’è finita l’originale. Simone è il penultimo in basso a sinistra, seduto in carrozzina. Non diceva una parola, solo gesti, movimenti del capo e delle braccia, scatti improvvisi. Spesso si agitava e non ne capivamo la ragione. Aveva uno sguardo intensissimo, ma sentivamo poco senso nel nostro agire… poi abbiamo capito l’errore di porsi dal punto di vista dell'”efficienza”. Proprio la consapevolezza del nostro limite, insieme alla scelta di volerci essere lo stesso, con quel nostro limite che andava a braccetto col suo, è diventata ed è tuttora un principio fondamentale del nostro viaggio. Ce lo ricorda Giacomo Marinini in questa quarta tappa, quello che significa l’appartenenza al Gabbiano.
Simone non frequenta più da tempo la nostra associazione in quanto, con l’aggravarsi delle condizioni della sua famiglia, attualmente è ospite della Comunità Alloggio Don Carlo Gnocchi.
La sua disabilità è gravissima e ci parlava solo con questi occhi che ci trafiggevano. Chissà cosa volerci dirci Simone. Non lo abbiamo mai saputo e capito. Stare con lui voleva dire non ricevere nessun ritorno verbale ma solo questo sguardo che ti trapassava per finire lontano. Eppure Teresa, io e altri volontari gli eravamo vicini senza parole per ore nella consapevolezza che eravamo li per Lui senza una attività precisa ma solo come una presenza amica; mano nella mano.
Ragazzo sfortunato ma con due genitori allora molto presenti e attivi, insieme costituivano una famiglia unita. Ricordo le tante occasioni in cui era con noi accompagnato dal papà e dalla mamma che sovente si fermavano anche loro nella nostra sala azzurra.
Infatti tanti i momenti trascorsi insieme; non mancava ogni sabato e inoltre si andava in vacanza sulla Presolana con i suoi genitori al seguito che, per un momento, nella bella baraonda generale organizzata da Stefania, si sentivano anche loro felici o quanto meno esprimevano un poco di allegria.
Simone è stato per, noi del Gabbiano, un maestro perché ci ha insegnato la dedizione, la pazienza, la perseveranza, e il senso profondo del lavorare per nulla. Cioè lavorare senza un apparente ritorno se non quello della disponibilità umana: Io sono qui per te anche se non mi vedi, non mi parli e non mi sorridi!
Ci ha insegnato il vero senso del volontariato per il quale non ha importanza una preparazione tecnica specifica salvo il senso di umanità e di carità. Per Carità intendo l’amore disinteressato e fraterno ”Ama il prossimo tuo come te stesso” ma la carità è anche animata da un profondo senso di “giustizia”. Per tutti questi valori e insegnamenti, Simone ti ringraziamo!
Ci giunge la notizia dalla zia, che Simone sta attraversando un momento difficile e noi gli auguriamo di rimettersi presto e tornare a stare bene.
Giacomo Marinini