Rimettersi #dinuovoinviaggiocolgabbiano significa approfittare di questa pausa forzata per rivedere il percorso. Non per nostalgia, ma per consolidare la nostra identità in vista di nuovi importanti traguardi. E il prossimo sabato pomeriggio al Gabbiano, quando sarà possibile, sarà già quello un importante traguardo. Covid maledetto, non puoi farcela. Più ci allontani l’uno dell’altro, più ci rafforzi nel conoscere chi siamo, da dove siamo partiti e il senso del volontariato e della gratuità. Ecco la Barbara, una persona che per anni ha scritto pagine tra le più belle ed energiche del Gabbiano, che ci racconta Roberto, uomo di buon gusto (femminile… ), ma anche uomo capace di spiazzarti per le risorse inaspettate. Continuano ad arrivare testimonianze: benvenuti in questo gruppo di volontari e di persone con disabilità che si chiama “Il Gabbiano: noi come gli altri”, divenuto associazione negli anni 80, grazie all’intuizione di Teresa Bonfiglio e Giacomo Marinini.
La grandezza di Roberto, la sua identità forte, il suo sorriso. Il giorno che ho conosciuto il Gabbiano? La solita festa di Baggio che però in un secondo è diventata… “La Festa di Baggio”. Un volantino e il sabato dopo ero lì in quel salone dove tante braccia mi hanno avvolto in un calore straordinario, un amore straordinario che ti travolge e che poi non puoi farne a meno. In un angolo, Roberto, rivolto verso il muro che però ti guarda con la coda dell’occhio ti chiama e quando ti avvicini ti abbraccia forte ….. meglio abbracciare che parlare …… i suoi occhioni rivolti al cielo quando è in imbarazzo e il suo meraviglioso sorriso…. È così che in un attimo sono diventata la sua “Tessssora”: quante risate quando pronunciava questa parola, quante corse a rincorrerci per il salone quante passeggiate. Mi ha insegnato quanto trasmette un abbraccio, quanto dice di te il tuo abbraccio e quanta energia dà un abbraccio. Grazie Roberto, sei il mio “Tessssoro”.
Barbara Boriotti