Non sono TUTTI i nostri amici. Altri ancora si aggiungeranno… ma intanto siamo già in grado di tracciare un primo bilancio, che ci servirà quando ci rimetteremo “concretamente” #dinuovoinviaggiocolgabbiano. Speriamo a settembre, se il Coronavirus non si metterà di nuovo di traverso. Intanto non abbiamo sprecato questo tempo. Raccontando i nostri amici abbiamo compreso una volta di più chi siamo noi, associazione Il Gabbiano: noi come gli altri. Volontari, non “professionisti del sociale”, e compagni di strada. Consapevoli che ogni persona ha qualcosa da insegnare, indipendentemente dalla sua condizione, e che ogni persona ha diritto ad avere un ruolo e quindi delle autonomie. Se poi ha anche qualcuno che ha voglia di ascoltarla….
La parola a Giacomo Marinini.
Capisco il pensiero di chi ha seguito questo nostro percorso che abbiamo chiamato #dinuovoinviaggiocolgabbiano: ma perché voi parlate di loro e loro non parlano di voi?
Diverse la motivazioni:
1) Perché non li vediamo da mesi a causa del COVID -19
2) Perchè non hanno i mezzi tecnici per rispondere ai nostri pensieri e tanto meno di inviarceli
3) Perché però ci telefonano e quindi siamo in contatto con loro e sentiamo che ci cercano
4) Perché ci domandiamo, in questo momento, cosa contano per noi e noi per loro
Non c’è come questa situazione di separazione imposta per produrre anche una riflessione interiore. Sì, per pensare oltre alle difficoltà di sopravvivenza e a quella economica, anche a cosa ci riserverà il destino. I momenti di difficoltà e di isolamento aiutano a riflettere sul nostro cammino. Non è un cammino semplice, noi non siamo “professionisti del sociale”. Siamo volontari, ma anche questo termine non risponde a quello che siamo perché in verità noi siamo semplicemente compagni di strada.
Infatti frequentiamo queste care persone, in alcuni casi, da tanti anni. Lo spirito è come quello che in questa pandemia si usa tanto, cioè “non lasciare indietro nessuno”. Ma nel nostro caso cosa vuol dire? Vuol dire cercare di disegnare, partendo da noi stessi, un mondo più giusto dove ci sia davvero accoglienza e un posto per tutti cominciando da coloro che sono più in difficoltà, così da non dimenticare nessuno.
Poi vi assicuro che con l’osservazione, l’ascolto e la consuetudine, si riesce nel comprendere e comunque ad avvicinarsi ai nostri amici anche con l’intento, come diceva la nostra grande Teresa Bonfiglio, di aiutarli a prendersi in mano un pezzettino della loro vita.
Cosi, descrivendoli, ci è parso di essere con loro e comunque di sentirli vicini e nel contempo di ringraziarli per l’insegnamento che ci danno: i loro comportamenti sono schietti e senza raggiri. Non portano la maschera non sono capaci di sotterfugi, di calcoli, di giri di parole o di finzioni.
Sono autentici e spontanei. Sono infatti i nostri maestri di vita!
Per questo, abbiamo scritto di loro.
Giacomo Marinini