Il 3 dicembre, come ogni anno a partire dal 1981, è stata promossa la “Giornata internazionale delle persone con disabilità”. Il principio fondatore di questa ricorrenza è ricordare l’uguaglianza di tutti, sia dal punto di vista sociale che umano. Nessuno deve essere lasciato indietro, anzi vanno messe a disposizione tutte quelle condizioni che consentano alle persone con disabilità di vivere il più possibile una vita adulta indipendente e di partecipare pienamente, per quanto possibile, a tutti gli aspetti del vivere comune. Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo queste tematiche: molte persone ancora fanno finta di nulla, altre pensano che sia un qualcosa di lontano da loro, altre addirittura considerano le persone disabili non in grado di sostenere la vita della società. Mio nonno è il presidente dell’Associazione di volontariato Il Gabbiano, che da anni è vicina a queste persone solo più sfortunate. Un giorno mi ha detto una cosa bellissima. Mi ha detto che, in un certo senso, organizzare una giornata specifica per le persone disabili vuol dire ridurle in quella categoria, invece dovrebbero essere presenti, come persone, sempre e ogni giorno. Sono infatti persone come noi tutti, che fanno solo più fatica a integrarsi nella società. Mi ha detto che nel suo modo di pensare, che condivido, bisogna proprio iniziare da chi è a rischio di emarginazione per disegnare un mondo più giusto dove ci sia un posto per tutti, così da non dimenticarsi di nessuno. Tutto questo è stato dimostrato, per esempio, da una ragazza che frequenta questa associazione. Si chiama D.B., ha la sindrome di down ed è una poetessa. Scrive poesie panteistiche, dove la natura è al centro delle sue opere. Descrive il sole, il mare, le montagne, le piante, le stagioni. Ha uno stile semplice che dà leggerezza e incisività alle strofe. Qualche anno fa, il Municipio 7 ha indetto una gara di poesia aperta a chiunque: piccoli, grandi, uomini e donne. D.B. ha voluto partecipare e si è iscritta senza dire nulla di sé ma come una persona qualunque. E tra tutte le poesie che hanno partecipato al concorso, scritte da gente qualificata e preparata, lei ha vinto. Ha vinto e nessuno era a conoscenza della sua condizione di persona affetta dalla sindrome di down. Ha vinto, tra gli applausi, dimostrando di essere alla pari con chiunque. Ed è questo il messaggio che secondo me dovrebbe passare: le persone con disabilità non hanno nulla di meno rispetto a tutti noi. Sono certo più fragili e vanno aiutate, ricordandoci tuttavia che sono persone come tutti. Vanno aiutate senza avere pena di loro, arrabbiandosi anche quando c’è ne bisogno, perché è questo quello che serve a loro e cioè sentirsi parte (e tutti insieme) di una grande famiglia sociale che è la vita.
Giacomo Marinini junior (4° anno liceo scientifico)