Oltre sedici mila miliardi destinati dallo Stato alle pensioni di invalidità nel 95, di cui mille potrebbero essere risparmiati con maggiori controlli. Quattromila assegni revocati su 12 mila sottoposti ad accertamento e quindi quattromila (almeno) assegni rubati a chi ne avrebbe diritto. E’ un rapporto agghiacciante quello dei dieci funzionari del Ministero del Tesoro. Secondo le tabelle pubblicate da “Il Mondo” (novembre 1996) in quindici anni disabili si sono triplicati e sono passati da meno di mezzo milione a quasi un milione e mezzo. Curiosamente il grosso della crescita si segnala, ma guarda un po’, nel periodo fino al 1990, anno in cui in base ad una disposizione di legge, sono iniziati i controlli. Se il desiderio è lasciarsi trasportare da un sano disgusto segnaliamo una simpatica realtà degli anni ’80. Leggendo da vicino le cifre, si può per esempio scoprire che dal 1981 al 1990 la crescita media è stata di quasi il 33% annuo, mentre dopo, dal 1991 al 1995, solo del 6. Volendo si potrebbe continuare all’infinito: più modestamente noi vi rimandiamo a febbraio, quando affronteremo il capitolo delle assunzioni facili in Lombardia. Le soluzioni. Dai salotti benestanti dei “ghe pensi mi” con la pancetta la solfa è più o meno la solita: “Tagliamo lo Stato sociale”. Che dicano così perché non ne hanno bisogno? Proviamo a ribattere con due proposte, una di carattere tecnico e l’altra culturale. Quella tecnica la riassumiamo così: bisogna farli bene questi controlli, perché il falso invalido è peggio dello scippatore di vecchiette. Per la lettura in chiave culturale, ci appoggiamo al padre di tutti pensatori del ‘900, Il Professor Roberto Benigni al su io Comandamento preferito: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.
(Giampiero Remondini)