#inviaggiocolgabbiano – VII tappa. Marco Granelli è assessore a Mobilità e Ambiente al Comune di Milano, eletto con il Partito Democratico. Come abbiamo detto in precedenza, in questo suo percorso il Gabbiano guarda sempre alla persona, non al partito. E Marco Granelli, oltre a essere un uomo di governo della città, ha una lunga storia di impegno sociale. Ha lavorato alla Caritas Ambrosiana con don Virginio Colmegna, ha fondato la cooperativa sociale Farsi Prossimo, ha presieduto il Centro Servizi per il Volontariato (Ciessevi). Nel 2005 si è attivato per difendere la legge sul volontariato e per mantenere il 5 per mille a favore delle associazioni no profit. Sono queste le credenziali che ci hanno spinto a invitarlo nel nostro viaggio. Ecco la tappa numero sette.
di Giacomo Marinini e Giampiero Remondini
Ci interessa prima di tutto comprendere la percezione che ha della disabilità. Lei cosa “avverte” quando incontra una persona che ha un limite evidente o un’autonomia ridotta?
Le persone con disabilità sono per me, prima di ogni altra cosa, persone. Da questo punto di vista, mi pongo nei loro confronti come con qualsiasi altro essere umano. Chiaramente, non mi sfugge che possano incontrare difficoltà maggiori rispetto a tutti gli altri nel condurre una vita normale e dignitosa. Per cui mi sento investito della responsabilità, in prima battuta come uomo e poi anche come assessore, di fare quanto è in mio potere per costruire le condizioni perché questo avvenga.
Ci sono tante modalità, per la società civile e per le Istituzioni, di non rendere una persona con disabilità un cittadino di serie B. Vuole farci uno o due esempi concreti?
I parchi giochi inclusivi. La Giunta di cui faccio parte, grazie all’impegno dell’assessore Maran e di diversi consiglieri comunali, ne ha inaugurati diversi in questi mesi. Al parco di CityLife, alla Biblioteca degli alberi, ai Giardini Montanelli e presto anche a Villa Finzi. La parola “inclusivo” significa che sono dotati di giostre non pensate esclusivamente per i bambini con disabilità, ma accessibili a tutti. Questo mi sembra un concetto fondamentale, da assimilare fin da piccoli: non si costruiscono ghetti, ma comunità aperte in grado di rispondere alle esigenze di tutti.
La persona con disabilità gode di una pensione dal valore ridotto. Non è il compito del Comune occuparsene, ma cosa pensa che si potrebbe/dovrebbe fare per integrarla adeguatamente?
Investire ancora di più nel sostegno alla disabilità e soprattutto insistere nell’informare le famiglie di tutte le forme di agevolazioni, sussidi e aiuti di cui possono usufruire.
Spesso la disabilità rende le famiglie isolate e chiuse in se stesse. A suo parere cosa potrebbe fare di più un’Istituzione come il Comune per rompere questo muro e favorire la partecipazione attiva alla vita quotidiana?
Promuovere la socialità. Per esempio, il Comune ha promosso nel 2018 la settimana della disabilità, un momento in cui mettere le persone con disabilità al centro della discussione degli operatori e delle istituzioni impegnate da sempre a garantire loro una vita dignitosa e, allo stesso tempo, un modo per organizzare iniziative durante le quali i diretti interessati esprimano il loro punto di vista e partecipino a momenti di svago.
E cosa sta già facendo, invece, per queste famiglie?
Nel territorio del Comune di Milano, ad esempio, sono aperti 40 centri diurni disabili (cdd) che ospitano ogni giorno circa 900 ragazzi accompagnandoli in tantissime attività. Grazie all’impegno della delegata del sindaco per le politiche sull’accessibilità, Lisa Noja, e all’azione di diversi assessorati è stato redatto il Peba, un piano che prevede diversi interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche sui mezzi pubblici, nelle scuole e negli edifici comunali.
Milano è caratterizzata da una forte presenza di associazionismo, che in fondo è una risorsa. Dal suo punto di vista esiste il rischio che gli enti locali deleghino i propri compiti o parte di essi?
La collaborazione tra pubblico e privato, anche privato sociale, è uno dei tratti con cui la Giunta di Beppe Sala ha voluto caratterizzare il suo lavoro fin dal primo giorno. Chiaramente, questo non significa che l’Amministrazione viene meno alle sue responsabilità scaricandole su altri, ma, al contrario, che sa riconoscere il valore di esperienze che operano in città da diversi anni e costruisce collaborazioni fruttuose per il bene dei cittadini.
Ci può fare qualche esempio di sostegno al volontariato?
Ad esempio, nella sede della Casa delle Associazioni di via Marsala 8 è nata da qualche mese la Job station curata da Progetto Itaca, fondazione che promuove programmi di informazione, prevenzione, supporto e riabilitazione rivolti a persone affette da disturbi della salute mentale e alle loro famiglie. Negli spazi di proprietà del Comune sono state messe a disposizione 20 postazioni di telelavoro assegnate ad altrettanti lavoratori con disagio psichico perché possano lavorare in remoto seguiti da tutor, messi a disposizione da Progetto Itaca, per facilitare i rapporti col datore di lavoro.
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