#inviaggiocolgabbiano – V tappa. Per la nostra associazione il Municipio 7 è stato un interlocutore disponibile all’ascolto. Quando abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio a puntate su disabilità e volontariato, abbiamo pensato anche al Presidente Marco Bestetti (Forza Italia), per il quale vale quanto già detto per altri in precedenza: la scelta non vuole mai essere la promozione di un partito politico, ma è il desiderio di ragionare con chi ha dimostrato attenzione nei fatti. Nell’intervista Bestetti cita la nascita, prossimamente, di un Parco giochi accessibile in via Martinetti e questa è senz’altro una buona notizia. Il Parco sarà sul modello di quelli già realizzati da Fondazione di Comunità Milano. Nel nostro percorso incontreremo altre figure politiche di vari schieramenti: il rispetto per la persona con disabilità è trasversale e il nostro obiettivo è stimolare pensiero e azioni concrete in favore dell’inclusione. Parola a Marco Bestetti.
di Giampiero Remondini e Giacomo Marinini
Ci interessa prima di tutto comprendere la percezione che ha della disabilità. Lei cosa “avverte” quando incontra una persona che ha un limite evidente o un’autonomia ridotta?
La disabilità fa parte della vita, una condizione che vivono quotidianamente milioni di famiglie e che mi suscita un sentimento di forte empatia, quasi di immedesimazione, per cogliere ogni emozione e sensazione che si prova ad affrontare ogni giorno le difficoltà della disabilità. Nella maggior parte dei casi, la prima reazione è di autentica ammirazione per la capacità di vivere la quotidianità nonostante le complessità che la disabilità inevitabilmente comporta.
Spesso la persona con disabilità viene considerata semplicemente “sfortunata”, dimenticando che è prima di tutto portatrice degli stessi diritti degli altri cittadini. Non a caso il legislatore ha previsto le figure dell’amministratore di sostegno e del tutore per rappresentarli. Vi è mai capitato di confrontarvi con qualcuno di loro?
Una persona disabile è innanzitutto una persona. Con una peculiare caratteristica, che la porta spesso ad affrontare la vita con una consapevolezza ed un’intensità più profonde di tutti gli altri. La dimensione umana di questa tematica comporta ovviamente il necessario riconoscimento per i disabili dei medesimi diritti – e doveri – di tutti gli altri cittadini. Ecco perché gli Amministratori di Sostegno e i tutori rappresentano un’opportunità per garantire alle persone con disabilità di veder maggiormente tutelati i propri interessi, senza mai giungere ad una totale esclusione della loro capacità di agire. Pur non avendone conosciuti moltissimi, ne ho sempre apprezzato la sensibilità, lo spirito di intraprendenza e la tenacia per soddisfare le esigenze dell’amministrato.
Ci sono tante modalità, per la società civile e per le Istituzioni, di non rendere una persona con disabilità un cittadino di serie B. Vuole farci uno o due esempi concreti?
L’inclusione è la parola chiave per equiparare i disabili a qualsiasi altro cittadino. Come Municipio 7 stiamo promuovendo alcuni progetti ed interventi per eliminare le barriere, sia fisiche che mentali, che ancora impediscono la piena inclusione dei cittadini con disabilità. Penso ai progetti di inclusione sociale rivolti alle scuole o agli interventi di abbattimento fisico delle barriere architettoniche negli ambienti quotidiani quali strade, parchi ed edifici pubblici. Il prossimo progetto a cui stiamo lavorando con la Fondazione di Comunità Milano è la realizzazione di un nuovo parco giochi inclusivo in Via Martinetti, per far giocare insieme bambini disabili e non, in un contesto completamente accessibile per tutti. Che non significa realizzare giochi solo per i bambini disabili – che sarebbe come ghettizzarli – ma giochi per tutti, indistintamente.
La persona con disabilità gode di una pensione dal valore ridotto. Non è certo il compito di un Municipio, ma cosa pensa che si potrebbe/dovrebbe fare per integrarla adeguatamente?
Il tema è sicuramente complesso e va differenziato a seconda delle diverse condizioni economiche di ciascuno. Ma ancor prima dell’integrazione della pensione, occorre sicuramente intervenire per rafforzare il sistema delle detrazioni e delle deduzioni fiscali, non solo per garantire una tutela diretta alla persona con disabilità, ma anche del suo nucleo familiare, complessivamente inteso. Una specie di “quoziente disabilità”, sul modello del quoziente familiare in vigore in molti Paesi per favore le famiglie con più figli.
Spesso la disabilità rende le famiglie isolate e chiuse in se stesse. Cosa potrebbe fare di più un’Istituzione come il Municipio per rompere questo muro e favorire la partecipazione attiva alla vita quotidiana?
Una risposta concreta alle esigenze ed ai bisogni dei disabili e delle loro famiglie è sostenere i progetti che promuovono percorsi socio-assistenziali che migliorino le condizioni di vita dell’intero nucleo familiare, orientandoli verso un sistema di risorse integrato con il Terzo Settore per non farli sentire mai soli. Il dialogo, lo scambio frequente di esperienze, di informazioni sulle terapie, di successi e di insuccessi, rende possibile ottenere risultati che la singola famiglia, se isolata, non potrebbe raggiungere.
E cosa sta già facendo, invece, per queste famiglie?
Al Municipio 7 sosteniamo numerosi progetti presentati dalle Associazioni del territorio a beneficio dei disabili e delle loro famiglie. Tra i tanti, ritengo utile citare il lavoro svolto con i Centri Diurni Disabili per garantirne l’apertura in periodi o fasce orarie in cui sarebbero normalmente chiusi o consentire brevi “gite fuori porta”, grazie ad un importante investimento del Municipio che, da un lato, consente ai familiari di ritrovare un po’ di tempo libero e, dall’altro, promuovere tra le persone disabili momenti di svago, divertimento e socializzazione tra loro.
Infine il capitolo delle barriere architettoniche: a che punto siamo? Un esempio in zona può essere l’accesso allo spazio multifunzionale al primo piano in piazza Stovani (dove c’è la “Casa del volontariato”)… ma la barriera peggiore è il parcheggio selvaggio sui marciapiedi che impedisce il passaggio delle carrozzine (non solo dei disabili, anche dei bambini) o addirittura l’occupazione del posto auto riservato ai portatori di handicap. Come pensa si possa agire?
Stiamo dedicando grande attenzione al tema dell’abbattimento delle barriere architettoniche, anche promuovendo sinergie e collaborazioni con i privati per ottenere i finanziamenti che la Pubblica Amministrazione fatica a reperire. È il caso del Protocollo d’Intesa che abbiamo sottoscritto con l’Associazione PEBA Onlus, finalizzato alla mappatura e al superamento delle barriere architettoniche presenti nel Municipio 7, non solo sugli immobili del patrimonio immobiliare comunale, ma anche sulle altre strutture pubbliche presenti nel territorio. Questa fattiva collaborazione ha consentito di donare all’istituto tecnico Rosa Luxemburg del quartiere Olmi un nuovo ausilio per consentire ai ragazzi con disabilità di salire la ripida scala di ingresso alla scuola, ma anche di attivare una vera e propria filiera di solidarietà per raccogliere i fondi necessari a realizzare una rampa fisica che faccia finalmente entrare dallo stesso ingresso tutti gli studenti. Per l’immobile di Piazza Stovani, occorre intervenire anche sull’accesso al centro vaccinale, sul quale stiamo lavorando proprio in queste settimane per aiutare non solo i disabili in senso stretto, ma anche le tantissime mamme con i passeggini, che faticano moltissimo ad accedere alla struttura. Per la sosta selvaggia sui marciapiedi, abbiamo individuato una serie di aree particolarmente interessate da questo problema, richiedendo al Settore competente del Comune di Milano l’installazione degli appositi dissuasori della sosta, per liberare lo spazio necessario al passaggio dei pedoni e delle persone in carrozzina. Il lavoro è sicuramente tanto, ma la tenacia e la passione non ci mancano certo.
*** *** ***