#inviaggiocolgabbiano – III tappa. Pierfrancesco Majorino è Assessore alle Politiche sociali e Cultura della salute del Comune di Milano (Partito Democratico), ma essendo stato eletto alle elezioni europee, lascerà l’incarico. E’ tra le figure politiche che abbiamo voluto sentire all’inizio di questo nostro viaggio perchè è stato un interlocutore importante per la nascita di Casa Teresa Bonfiglio, la nuova comunità in via Don Gervasini. La foto si riferisce al giorno dell’inaugurazione. Anche la sua opinione servirà a confermare l’obiettivo del nostro percorso a tappe: fare cultura sull’inclusione sociale per arrivare a valorizzare la disabilità come risorsa… senza atteggiamenti pietistici.
a cura di Giacomo Marinini e Giampiero Remondini
Ci interessa prima di tutto comprendere la percezione che ha della disabilità. Lei cosa “avverte” quando incontra una persona che ha un limite evidente o un’autonomia ridotta?
Sento di essere davanti a una persona e di conseguenza mi comporto come davanti a qualsiasi altro essere umano.
Pietismo e indifferenza sono due enormi ostacoli al riconoscimento di una dignità piena alla persona con disabilità. Come estinguerli dal senso comune? Come favorire un’inclusione sociale che sia effettiva e non solo simbolica?
Lavorando per creare strumenti di sostegno alle persone con disabilità, senza però ghettizzarle o etichettarle. Un cittadino con disabilità ha bisogno di un aiuto specifico da parte delle istituzioni, ma non è diverso da un qualsiasi altro cittadino che ha bisogno di aiuto. Partendo da qui, ci si cala poi nelle azioni concrete: per esempio costruendo una città che sia accessibile a tutti.
Cosa fa il Comune in questo senso?
Lo stiamo già facendo attraverso l’attuazione del Peba, il piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche che racchiude diversi interventi su diversi ambiti (case popolari, tram e altri mezzi pubblici, scuole) per renderli inclusivi.
La persona con disabilità gode di una pensione dal valore ridotto. Non è compito del Comune, ma dal suo punto di vista cosa pensa che si potrebbe/dovrebbe fare per integrarla adeguatamente?
Smettere subito di tagliare i servizi ai disabili e invertire la rotta che ha intrapreso questo governo che per la prima volta in tanti anni ha tolto risorse per un valore di circa un miliardo di euro (abbiamo trovato qui un suo video-intervento sull’argomento – ndr). I comuni, da parte loro, devono investire in campagne di informazione e altri mezzi per aiutare i cittadini con disabilità a conoscere i servizi che sono a loro disposizione. A Milano, inoltre, abbiamo in questi anni aumentato del 42% le risorse sul sostegno alla disabilità.
Spesso la disabilità rende le famiglie isolate e chiuse in se stesse. Vede uno spazio di azione in questo senso?
Il Comune di Milano si sta impegnando moltissimo per favorire l’incontro e la socialità, affinché anche i cittadini più fragili possano sentirsi parte integrante della città. L’assessorato alle Politiche sociali ha per esempio promosso e organizzato lo scorso anno la settimana della disabilità, collaborando con le associazioni del Terzo settore per mettere in campo dei confronti ma soprattutto dei momenti di leggerezza e aggregazione.
Capitolo barriere architettoniche: a che punto siamo? Cosa sta facendo e cosa può fare di più il Comune?
L’attuazione del Peba va avanti con diversi interventi già messi in cantiere. Fondamentale, per raggiungere questo obiettivo, è il lavoro della delegata del Sindaco per le politiche per l’accessibilità, Lisa Noja, che segue con attenzione e sguardo critico i progressi fatti.
Infine il “Dopo di noi”. La realtà dimostra che il terzo settore sa organizzarsi per dare risposte alla persona con disabilità e per accompagnarla verso una vita adulta, il più possibile indipendente dalla famiglia. Il Comune gestisce la lista d’attesa che ci risulta essere molto lunga. Qual è la strategia del Comune per far fronte a questa situazione?
In questi ultimi mesi abbiamo inaugurato due nuovi cdd, centri diurni disabili, che la città aspettava da moltissimi anni, in via Cilea e via Anfossi. Insieme al nastro del Cdd, è stato tagliato anche quello davanti a casa Cilea, un appartamento di 100 metri quadrati, oggetto di riqualificazione straordinaria come il resto dello stabile, che condivide con il Cdd la rampa di accesso e l’atrio d’ingresso. Sarà dedicato a ospitare per brevi periodi tre o quattro persone per volta, inserite all’interno di un percorso di avviamento all’autonomia abitativa. Nel bilancio previsionale del 2018 erano previsti fondi per 2 milioni di euro proprio sulla tematica del Dopo di noi. C’erano in previsione oltre 300 colloqui e ci si è proposti di spendere le eventuali rimanenze per le ristrutturazioni per adeguamento casa e per il potenziamento dell’assistenza domiciliare.
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