Caro Antonio,
Rieccoci a Natale e alla fine di quest’anno, il ventesimo per chi c’era fin dall’inizio del Gabbiano. Un anno passato ancora una volta a mettere il proprio mattone sulla costruzione di una normalità diversa. Gli straordinari sono quasi finiti e la Casa Gabbiano funziona anche se c’è quella coda dei ventunomila euro ancora da ricercare che non si può rimuovere in un botto e che lascia un poco d’ansia. Gli straordinari sono finiti, si diceva, ma c’è una ordinaria amministrazione, chiamiamola così, che chi ha fatto la scelta del volontariato sa essere persino più importante. E’ nella vita di tutti i giorni, nella quotidianità e per quanto mi riguarda da vicino dalle attività del sabato al Gabbiano che si misura infatti quanto l’adesione al volontariato sia qualcosa di più di un passatempo o di una scusa per promuoversi un po’. Scegliere di rallentare per ascoltare chi fa più fatica ad esprimersi, a prima vista è solo uno sforzo che si aggiunge a quelli della vita di tutti i giorni. Ma basterebbe provare almeno una volta per rendersi conto che questa scelta lascia una eredità, invisibile ma fortissima, che ci si porta dentro tutti i giorni e che è difficile descrivere in una lettera. Viviamo in un contesto abbastanza competitivo dove gli altri, soprattutto in ambito di lavoro, sono concorrenti. Dove, per esempio, la normalità è snaturarsi talora per difendersi dal collega o per scalare posizioni. Al Gabbiano gli altri sono amici, compagni di strada spesso consapevoli del proprio limite. Capaci però di accettarsi e di trasmettere questa capacità insegnandola senza volerlo a chi è troppo preso da progetti, illusioni e carriere per rendersene conto da solo. Passa un pomeriggio al Gabbiano, in questa bella e nuova casa di via Ceriani 3, non risolve i problemi della vita ma aiuta a non perdere il contatto con la parte più vera e naturale di se stessi. Ad accettarsi e volersi bene per quello che si è e prendere confidenza con il concetto di limite (degli altri e piano piano del proprio), magari con un po’ di rammarico, ma senza volerne scappare. E questo non è cosa da poco. Ciao Antonio e vieni a trovarci
(Giampiero)