Il 16 febbraio si è svolto alla Fiera di Milano un convegno promosso dalla nostra Regione su “La Cooperazione sociale fra innovazione e tradizione”. Nell’occasione è stato presentato il 5° rapporto sulle cooperative sociali in Lombardia facendo il punto della situazione ed analizzando le prospettive per il futuro. Nella presentazione è stato messo in evidenza che il comparto della cooperazione sociale (cooperative di tipo A che gestiscono servizi socio-sanitari, assistenziali, educativi; cooperative di tipo B per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate; di tipo C costituite da consorzi) ha assunto un peso significativo nel panorama economico lombardo. Infatti il valore della produzione o ricavi è pari a 963 milioni di euro. Alcuni brevi dati aggiornati al dicembre 2004 ne possono dare un’idea. Su un totale di circa 4 milioni di persone occupate in Lombardia le coop. sociali hanno 150 mila addetti pari al 3,5%. Le 1198 coop iscritte all’Albo Regionale (200 ca. a Milano) costituiscono il 14,5% di tutte le imprese cooperative e l’ 1,5% delle imprese lombarde. Le coop. di tipo A (di cui fa parte la coop. Gabbiano Servizi che opera, come noto, presso la struttura Casa Gabbiano) sono pari al 61 % delle coop. sociali e occupano il 77% del personale. Il trend delle iscrizioni all’Albo Regionale anche se sta rallentando è ancora in crescita. Quanto sopra è dovuto alla esternalizzazione dei servizi da parte degli enti pubblici e in particolare dei comuni.Le problematiche affrontate sono state molteplici e denotano una situazione in movimento. Da una parte la Regione che sta decentrando tutta la gestione dell’Albo delle cooperative alle Province e che ha tuttavia l’esigenza di maggior controllo, di scremare i soggetti iscritti al fine di razionalizzare al meglio gli stanziamenti. A cascata i Comuni che sono la più importante interfaccia con le coop sociali (stipulano con esse la maggior parte delle convenzioni) e che sono in prima linea a livello locale per una nuova governance del welfare. Dall’altra il mondo cooperativo che si rende conto di dover fare innovazione con la capacità di mettersi in rete, di non essere più solo un fornitore di servizi ma un soggetto attivo nella progettazione. Nel sociale non ci può essere solo il servizio già strutturato ma sono necessarie sperimentazione e prevenzione. I vari relatori del mondo universitario hanno affrontato temi come la progettazione integrata tra coop e istituzioni, l’ampliamento degli ambiti di attività delle cooperative sociali, la necessità di una maggiore “patrimonializzazione ” delle singole cooperative. E’ stata infine rilevata la necessità di finanziare lo sviluppo affinché le coop. sociali come soggetti economici ancora deboli, possano così sostenere la competizione di fronte a situazioni di difficoltà.
(Nello Dragonetti)