L’attualità vista dalle persone del Gabbiano (foto da TGCOM 24)
Da tempo ormai siamo interessati dai mezzi di comunicazione di massa sugli eventi molto angoscianti come le persone che provengono da altri Paesi, attraversano il Mediterraneo e sovente periscono annegati al punto che il nostro mare è divenuto un grande cimitero per uomini, donne e anche molti bambini. E poi la guerra tra i popoli, i maltrattamenti inflitti alle donne che gridano la loro voglia di libertà e vengono letteralmente soffocate.
Notizie che ci giungono dai molti corrispondenti dislocati nei punti caldi del globo e sono sotto i nostri occhi dai telegiornali e dalla carta stampata. Quest’ultima sempre con meno copie. Sì, perché ci siamo assuefatti alla velocità della notizia senza soffermarci più di tanto e quindi la notizia passa e va, con un batter di ciglia, a un’altra e a un’altra ancora. Ma intimamente cosa proviamo? Certo, magari dispiacere, ma è ragione di un momento. Sì, credo un momento effimero. Questo non è forse un limite che ci coinvolge tutti?
Noi lavoriamo ogni giorno per i diritti delle persone disabili e conosciamo bene la parola “limite”. Cerchiamo ogni giorno di spostare un po’ più in là il loro limite, con piccole attenzioni, favorendo conquiste giornaliere e poi condividendole con altri. Ma quanto lavoriamo sul NOSTRO limite? Quanto siamo consapevoli delle NOSTRE difficoltà a capire la realtà che ci circonda? Gli eventi catastrofici di cui sopra ci colpiscono, indubbiamente, ma quei fatti scorrono sullo schermo e quindi restiamo sovente esterrefatti, ma alla fine indifferenti. Non le avvertiamo come situazioni “nostre”, ma di altri… magari ce la caviamo inviando un’offerta economica e torniamo in pace con noi stessi. Ma non riusciamo a cogliere fino in fondo la portata di queste tragedie che riguardano persone, spesso bambini. Non c’entra la critica o la promozione di un’opinione politica, è il limite di comprensione autentica quello che vorrei evidenziare. I nostri amici con disabilità hanno dei limiti e anche noi abbiamo dei limiti. Non siamo diversi né migliori. Questi nostri confini sono invalicabili? Sì, finchè rimarranno nel chiuso della nostra stanza. Ma se questa consapevolezza uscisse, se la condividessimo con altri, se divenisse un pensiero, una opinione comune, forse allora si trasformerebbe in una forza attiva. E così, dalla forza incanalata da un gruppo o da una comunità che si riconosce e partecipa, questa consapevolezza diverrebbe un’azione forte propositiva che sposterebbe il confine un po’ più in là. Il limite dell’indifferenza diverrebbe superato!
La partecipazione attiva (in un partito, in un sindacato, alle elezioni, in un comitato, in un’associazione….) è l’unico modo per spostare il limite dell’indifferenza e per promuovere il rispetto per la vita umana, per il compagno di strada che è nostro fratello qualunque sia il colore della sua pelle!
Giacomo Marinini