Si è svolto il 28 febbraio 2006, presso la parrocchia di S. Maria alla Fontana, un seminario dal titolo apparentemente difficile ma che per la nostra associazione il Gabbiano e per la coop. Gabbiano servizi tocca il cuore delle attività: dal dopo di noi al durante noi, sperimentazione di reti per la residenzialità della persona disabile adulta. Promotore ne è stato il mondo dell’ associazionismo (Oltre a noi la vita, idea vita)con due partners istituzionali: Caritas Ambrosiana e Provincia di Milano. Dal dopo di noi al durante noi pare quasi uno slogan ma è invece l’ affermazione di un principio fondamentale del nostro agire. Significa riconoscere il diritto delle persone disabili e delle loro famiglie ad una vita ed una vecchiaia serene; riconoscere che il diritto dei disabili è nel presente. Il futuro (diritto ad una vita adulta, diritto di cittadinanza) si costruisce ora ancora con le famiglie presenti e quindi nel presente. Se si rimanda a dopo, quando la famiglia non ci sarà più, l’ intervento rischia di divenire solo il ricovero della persona disabile in emergenza.
Forte accento è stato messo sulla necessità della rete relativa alla residenzialità. Sia perché la rete dei servizi pubblici non è poi così solida e necessita di una programmazione sia perché , come ha affermato Guido de Vecchi, con la rete si esce dalla solitudine del proprio ambito ristretto. Bisogna inserire tutte le iniziative di residenzialità in una dimensione unitaria.
Occorre inoltre sperimentare: è meglio per il singolo individuo disabile la comunità alloggio oppure la micro comunita?
Don Renato Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana, ha tracciato quelle che devono essere le caratteristiche virtuose e di qualità della residenzialità. Prima di tutto deve avere una dimensione comunitaria perché il problema non è solo delle famiglie e delle associazioni ma deve essere anche delle istituzioni. E anche se trovare le strutture è fondamentalmente difficile, tuttavia non bastano i muri. Non bastano l’ adeguamento legislativo e l’ abbattimento delle barriere architettoniche ma serve anche l’ abbattimento delle impossibilità di relazione. La Caritas si pone come ente di mediazione nella reperibilità delle strutture e nella valutazione dei progetti. Gli enti pubblici devono controllare anche la qualità delle comunità alloggio: se sono tutte standard c’è qualcosa che non funziona. Perché le comunità sono fatte da persone con propria identità irripetibile.
Giovanni Gelmuzzi ha focalizzato il suo intervento sulla persona. Per l’ aiuto alla persona fragile la cosa più importante non è tanto sapere dove andrà a finire quando la famiglia d’ origine non ci sarà più ma chi si occuperà di lui. La funzione del genitore deve essere continuata anche quando la famiglia verrà a mancare. La mission è che ci sia, per la persona disabile, un progetto di vita autonoma adulta. Per questo assume sempre più rilievo l’ aspetto della protezione giuridica. Chi si occuperà del disabile con legittimità giuridica? La legge 6/2004 ha introdotto L’amministratore di sostegno.Questa nuova figura giuridica non è il tutore. Non è un io sostitutivo ma un io ausiliario o meglio un ausiliario dell’ io ; è colui che agisce col cuore per conto della persona disabile perché dignità e qualità della vita gli siano sempre garantite . Per questo, come ha detto Gabriella Rossi del Comune di Monza, nel suo comune è stato avviato un ambito formativo per amministratori di sostegno derivati dal nucleo dei parenti e amici della persona disabile oppure volontari.
Puntuale è stato il tratteggio degli operatori come coloro che permettono la liberazione delle potenzialità e che mediano le scelte di vita del disabile. Come si vede un percorso in evoluzione. Non esiste un modello del durante noi. Abbiamo creato il durante noi ma non si deve tornare ritornare al dopo di noi.
(Nello Dragonetti)