Abbiamo accennato nell’articolo pubblicato in aprile che, in un progetto di vita autonoma adulta per una persona disabile,assume grande importanza il problema della protezione giuridica. Questo aspetto è stato innovato con la legge 6/2004 che introduce l’Amministratore di Sostegno. In una materia tanto delicata, cambiata profondamente così di recente, molti sono ancora i problemi per una piena applicazione sia da parte delle istituzioni, in primis i Giudici Tutelari, sia da parte delle famiglie della persona fragile. La legge non cancella gli istituti dell’interdizione e inabilitazione mantenendo le figure del tutore e del curatore. Tuttavia chiaramente indica la sua preferenza per la nuova figura dell’Amministratore di Sostegno. Introduce in tal modo la cultura che in un percorso di vita autonoma non vi è tanto bisogno di un”‘io sostitutivo” (tutore) ma di un “io ausiliario”, che tuteli la persona fragile come uomo e cittadino,che ne ampli i margini di autonomia e le potenzialità, che ne ritagli maggiori spazi. Va riconosciuto il rispetto della individualità della persona finalizzando la risposta ai suoi bisogni e alle sue aspirazioni. In questa nuova visione, come accennato, le resistenze e gli ostacoli sono molti. Applicando la legge alcuni Giudici Tutelari ritengono che se non c’è una capacità residua più o meno ampia del soggetto, deve vigere l’interdizione. Ed avendo il giudice una grande discrezionalità, l’applicazione è diversa nelle varie zone d’Italia. A Milano ad oggi sono stati fatti più di 2000 decreti di nomina di Amministratore di Sostegno su richiesta perlopiù delle fami glie. Ma poiché, come si dice, l’ordinamento non è ma si fa, sta ai diretti interessati e cioè alle famiglie orientarlo e favorirlo. Qui i problemi sono complessi: culturali, di tradizione, psicologici, radicati nel vivere quotidiano. Specialmente nel rapporto genitore figlio, il figlio disabile ha diritto a raggiungere una vita autonoma come frutto, per quanto possibile, del processo di realizzazione di sé. La vita autonoma deve costituire una legittima aspirazione del genitore in previsione del dopo di noi . Prima della domanda “Dove andrà mio figlio quando non starà più con noi?” la risposta da dare è “Chi si occuperà di lui?”. Da questo nasce l’importanza di una figura, non tanto per compiere atti giuridici ma di sostegno alla vita quotidiana, che, nel modo meno traumatico, accompagni e poi sostituisca la potestà genitoriale. A supporto di tutto questo vi è la rete dei servizi e delle associazioni presenti sul territorio. E’ quindi in questa ottica che l’associazione “Il Gabbiano-Noi come gli aitri” ha costituito in via Ceriani 3 tel 02 48911230 un Centro di Asco/to per contribuire a dare una risposta, anche in questo ambito, alle famiglie con persone disabili nel proprio interno.
(Nello Dragonetti)