Su Wikipedia, l’arte è definita come “espressione estetica dell’interiorità e dell’animo umano”. E subito si pensa a opere universali come la Gioconda o la Pietà, che dell’animo umano raccontano moltissimo. Chi prende per buona la provocazione di Orson Welles, però, dovrebbe concludere che una forma di espressione può solo partire dall’umiltà dell’accettazione del proprio limite, non dal delirio di onnipotenza. L’assenza di limiti, dice infatti, è nemica dell’arte. Cioè dell’animo umano. Magari anche Leonardo o Michelangelo sono partiti da lì…
Ma questa visione apre nuovi scenari. Se si deve partire dalla consapevolezza del limite, allora la perfezione smette proprio di essere un obbiettivo realistico, non vi pare? L’emozione suscitata da un dipinto o da uno spettacolo scaturisce infatti dal riconoscimento del proprio limite e dalla determinazione a spostarlo più in là… per quanto possibile. Non dalla sua perfezione. CONSAPEVOLEZZA E DETERMINAZIONE: questi due elementi concorrono a determinare il successo di uno spettacolo teatrale o di un dipinto che realizziamo il sabato al Gabbiano. Contano più del risultato finale? Non per forza, sarebbe pietismo. Come per ogni opera, dipende della sensibilità personale…
Quello che conta per noi è che l’accettazione dell’imperfezione e la disponibilità a mettersi in gioco diventano loro stesse una forma d’arte. Un insegnamento che riceviamo gratis ogni sabato nella Sala Azzurra del Gabbiano.