È un fenomeno sociale di truffe ed inganni che da alcuni anni si è allargato a macchia d’olio e di cui le cronache e i giornali hanno ampiamente parlato. Solo i dati parlano da soli: la Commissione interministeriale sui falsi invalidi, istituita presso la Presidenza del Consiglio, ha rilevato che su un totale di 15068 invalidi presi in considerazione, ben 7038 non avevano le carte in regola per godere dei benefici assegnati ad essi dalla legge e non erano nemmeno stati eseguiti dei controlli ed accertamenti sulle loro condizioni fisiche e psichiche. La conseguenza è che ora, dopo un anno di visite ed ispezioni compiute dal Ministero del Tesoro e dagli ispettorati della finanza e della funzione pubblica, molti rischiano di essere licenziati secondo quanto dispone un emendamento inserito nella legge finanziaria del 1997 in seguito al quale molte cose cambieranno, primo fra tutti l’atteggiamento dei datori di lavoro che non potranno essere più indifferenti a casi di questo genere, ma più severi e puntigliosi nelle assunzioni di chi si dichiara invalido civile: basterà, infatti, una visita medica per appurare la verità e far scattare il licenziamento. La responsabilità di tale situazione e i motivi del tardivo intervento dello Stato nell’affrontare concretamente il problema, dovuto anche all’alternarsi di leggi che negli ultimi anni hanno disciplinato la materia: dal 1968 al 1983 una legge garantiva la chiamata nominale degli invalidi da parte dello Stato e degli enti pubblici, senza prevedere la possibilità di una visita di controllo e quindi il con¬seguente accertamento dell’invalidità. Nel 1983 l’esenzione dal controllo rimasta per chi ha un’invalidità superiore al 50%, ma con l’entrata in vigore di una nuova legge nel 1988 il controllo è stato esteso a tutti gli invalidi, qualunque sia la percentuale di disabilità riconosciuta. I settori in cui sono stati effettuati, e si stanno ancora effettuando, le maggiori ispezioni sono quelli delle amministrazioni statali, le Regioni, moltissimi Comuni e le Poste: nell’ambito di queste ultime la Magistratura ha infatti condotto varie indagini, giungendo a risultati più che sorprendenti, 7547 sono risultati falsi invalidi assunti nell’ ultimo decennio. Un punto che merita particolare attenzione riguardo a questa vicenda sono le “tecniche d’inganno” individuate dalla commissione interministeriale per meglio comprendere il fatto sotto molteplici aspetti. Tra queste possiamo citare: l’assenza di certificato comprovante lo stato di disabilità, il mancato controllo dei requisiti e del grado di invalidità, la tardiva acquisizione del certificato di iscrizione nelle liste speciali degli uffici provinciali del lavoro, il ricorso alle assunzioni nominative nonostante il divieto. E infine il caso dei cosiddetti “falsi validi”, cioè coloro che assunti non come invalidi hanno presentato nel tempo certificati medici per ottenere benefici accordati dalla legge: permessi di lavoro per cure mediche, termali, mancata decurtazione dello stipendio per assenza malattia, ecc… Ovviamente, poi, come ogni fenomeno sociale, tutto ciò ha un riscontro nel settore economico e finanziario dello Stato che, per pagare le pensioni di invalidità spende circa 16 mila miliardi all’anno incidendo sulle casse della previdenza pubblica. Se si pensa, quindi, che si potrebbero risparmiare diversi miliardi allora ben vengano nuove riforme strutturali in tema di invalidità civile, accompagnate da continui controlli dei trattamenti di pensioni in modo da prevenire ulteriori danni e decurtazioni alle casse italiane e privilegiare chi invalido lo è per dawero.
(Michela Santagostino)