Impresa sociale, economia civile e felicità pubblica. E’ il titolo impegnativo di un incontro che si è svolto il 20 gennaio scorso presso la sala Alessi di Palazzo Marino. Principali promotori la coop. Spazio Aperto Servizi con il Comune di Milano. Al centro del dibattito vi è stato ancora una volta il ruolo del terzo settore e dell’associazionismo nella società ed il loro contributo al welfare; il loro posizionarsi come impresa civile/sociale. Partendo dall’affermazione che non possono avere un ruolo marginale, gli strumenti per evitarlo sono stati individuati nel rapporto nuovo con il mercato e con l’innovazione. Rapporto che però non modifica lo spirito che ne ha animato l’azione. Quest’azione si concretizza nell’essere attori di un nuovo welfare. Sino ad ora il welfare è stato concepito come redistributivo, in cui si raccolgono e distribuiscono risorse a funzione individuale. Il welfare redistributivo aumenta le condizioni del singolo ma lo lascia com’è; non migliora le persone. Il nuovo welfare deve essere invece generativo. Dice alle persone : “non posso aiutarti senza di te”. E’ un generatore delle capacità e traduce le potenzialità in azione.
Mentre il welfare redistributivo ha bisogno di una pubblica amministrazione efficiente, quello generativo ha bisogno dell’impresa sociale. Un’impresa che è messa al servizio della comunità e non di un aumento di profitto. In questo contesto un concetto importante è quello della ibridazione tra imprese no profit ed imprese for profit. Una contaminazione del privato. Può nascere l’osservazione che vi è il rischio della perdita dei fini della mission. Ma è un rischio che si deve correre. Il welfare redistributivo non è più sostenibile. Dal 2008 al 2013 le spese per il welfare in Italia si sono ridotte ad un terzo. Si devono trovare modelli di economia civile, che civilizzano il mercato. A tal fine è stato portato un’esempio concreto di un’esperienza fatta in America Centrale da parte di un manager di una multinazionale del settore alimentare. E’ stata aperta in una significativa area geografica una nuova strada per il mercato, affiancando la sostenibilità economica a quella sociale. A dimostrazione che la crescita non è un fine a se stesso, ma un mezzo per la crescita sociale. L’impresa sociale è una partita nuova e le nuove forme di welfare si scoprono lavorando dentro le comunità. A tal fine la Fondazione Cariplo pubblicherà un bando per raccogliere le idee. Le migliori saranno selezionate e finanziate.
Tutto questo, in quanto soggetti dell’associazionismo, ci deve spingere a non restar seduti sugli allori; dobbiamo intraprendere nuove strade, con nuove idee.
(Nello Dragonetti)