Abbiamo già scritto sull’housing sociale e sulle realizzazioni significative ma di tipo sperimentale che si stanno attuando proprio nella nostra zona in via Cenni e a Figino. Perché questa linea di tendenza non sia di breve respiro ma assuma possibilmente una rilevanza di natura sistemica, vista la complessità della materia, se ne è discusso, al centro congressi della Fondazione Cariplo, in un incontro dal titolo “ Quale abitare per le persone fragili? Due ipotesi per programmare il domani”.
Per cominciare a ragionare in una logica di programmazione di lungo periodo, si è cercato di rispondere su quali siano le possibili evoluzioni dei modelli di abitare per le persone anziane, fragili, disabili. Al fine di avere un giusto approccio bisogna partire da una cultura corretta dell’arco di vita delle persone. Vi è una variabilità individuale: gli anziani così come le persone disabili non sono una categoria. Vi è una plasticità evolutiva per cui l’invecchiamento è un processo dinamico e la disabilità ha margini di miglioramento. Va inoltre reintrodotto il concetto di intergenerazionalità: si deve andare o ritornare verso una società per tutti. Non esiste un’alternativa secca autonomia-dipendenza. Vi è una gradualità tra vita indipendente, assistita e dipendente di diversa natura. Poiché vi è una diversità tra gli stati di vulnerabilità, fragilità e disabilità.
Bisogna perciò passare da prestazioni specialistiche ed ospedaliere con logica settoriale e sostitutiva a soluzioni globali e sussidiarie, poiché il primo servizio è la forma di habitat in cui le persone vivono, si esprimono, hanno relazioni. A tal fine sono state esaminate 52 strutture abitative della Lombardia che hanno fatto parte del progetto-ricerca “Abitare leggero”. Questo abitare leggero si esprime in tipologie diffuse come alloggi in rete, alloggi accorpati mono e multi generazionali, alloggi protetti a varia intensità, microcomunità, case famiglia, residenze comunitarie, ecc. Insomma il modello guarda un poco, attualizzandolo, ad un passato in cui nel paese o nel quartiere vi era una rete di relazioni, di protezione e di auto-organizzazione sociale. Si tratterà di trovare sempre più prototipi replicabili che rendano flessibile la gestione e razionalizzino le risorse. E’ un lavoro di lunga lena che deve impegnare tutti ed in primo luogo le istituzioni.
(Nello Dragonetti)