8 ottobre. Era l’8 di settembre quando partivamo da Baggio. Una vita fa. Ormai è chiaro a tutti: questa non è stata un’impresa cicloturistica, ma assomiglia sempre di più al “Giro del mondo in 80 giorni” di Julius Verne. Voi tutti l’avrete letto da ragazzi e qualcuno, più saggio, l’avrà anche riletto da grande. Dove l’imperativo è arrivare e arrivare in tempo (anche perché Massimo ha già il biglietto per il volo di ritorno sabato). In nostro ennesimo piano, l’ultimo rimasto, l’unico possibile, prende avvio alle 11.50 di questa mattina. Tardi, come al solito: mai una partenza c’è riuscita in orari accettabili, forse mai prima delle 10, quando andava proprio bene.
11:50 è l’orario di partenza del pullman che da Torremolinos porta a La Linea, Gibilterra. Questa volta non è responsabilità nostra, ma ci è fisicamente impedito di arrivare in bicicletta a Gibilterra. Il tentativo di ieri lo dimostra e credo ci assolva di fronte al tribunale popolare che voi, sotto sotto, costituite. Dovendo raggiungere l’obiettivo quindi non ci restava che provare con un pallone volante, un idrovolante o, appunto, il pullman.
Ci accompagna Marina. Va bene così, Gibilterra a qualunque costo, Gibilterra o morte. O morte appunto, se non avessimo saltata la Sierra Nevada a piè pari…. allora: di più non si poteva, un po’ per i nostri limiti, un po’ x gli ostacoli oggettivi, come questa storia che alla Linea si arriva solo a motore. Dal pullman ogni tanto rivediamo tratti di marciapiede sconnesso a fianco dell’autostrada. Ma si interrompono, riprendono, spariscono. Con Massimo siamo contenti così. Ci abbiamo creduto, ci abbiamo provato, ci siamo arrivati; ci siamo arrivati con ogni mezzo possibile, treno, metropolitana leggera, auto, con il passaggio in Cherokee dei due anziani signori che hanno raccolto Tino sotto Girona, ma non possiamo dimenticare che ci siamo arrivati soprattutto pedalando. Anche Tino sono convinto sia soddisfatto di quello che ha fatto e di quello che abbiamo fatto noi. Ci siamo sentiti tutti i giorni, anche più volte, e abbiamo condiviso ancora qualche scelta.
Va bene così.
Siamo quasi alla fine. Mancano dei particolari che cercheremo di darvi, magari domani.
Intanto, mentre il bus ci riporta a Torremolinos. Credo di dover dire dei grazie ancora. Devo anzitutto rendere omaggio alla mia Fuji Touring. Quasi 2000 km e nessun problema. Zero. Non una foratura, non una regolazione ai freni, non un solo problema ai cambi, non un raggio rotto nonostante i pesi esagerati, un miracolo della natura insomma. Poi ci siete voi. I tifosi, la claque, le fans (vabbè, facciamo per finta…). Bah, dove andavamo noi senza il vostro incoraggiamento? Chi ci spingeva quando il vento tirava contro? Chi ci incitava sulle salite prima di Marsiglia? Voi. Siete stati voi. Con le vostre parole, i commenti, i pensieri affettuosi che avete avuto. Uno per tutti, riporto il messaggio del mio amico Beppe, grande intellettuale, illustratore e, soprattutto, grande cicloturista. Lo riporto come se riportassi tutti i vostri commenti ed incitamenti. Come un ringraziamento a tutti voi che ci avete seguito. Lo riporto perché, sotto sotto, mi ha commosso, cogliendo tanti dei sentimenti e del sentire che ci hanno accompagnati. Ecco Beppe:
“Complimenti mon ami.Complimenti a tutti e tre.
Gibilterra è un’espressione geografica,
Gibilterra è un moto dell’anima,
Gibilterra è un frullar di gambe della madonna!
(per non parlare di braccia, cuore e cü).
A Gibilterra ci siete giunti al colmo di ogni salita, durante i tabulet sulle panchine, quando fissavate il cestello delle lavatrici, quando apprezzavate le differenti sfumature di asfalto di Francia e Spagna e quando redigevate il report di giornata, nonostante quanto sopra (prima nostra lettura di ogni giorno).
Grazie di tutto
Grazie per le tremila Gibilterra che ci avete mostrato.
Those Happy Fews!!!!!!!”
Grazie a te Beppe, anche per la citazione di Shakespeare…
“…but we in it shall I be remembered, we few, we happy few, we band of brothers…” che mi fa dire di Tino, Massimo e me che siamo partiti da amici e che, forse, ora possiamo chiamarci una band of brothers.
Va bene così.
E l’ultimo grazie al Cielo, agli Angeli, alla buona sorte. Quasi 2000 km senza un incidente, senza mai un problema grave.
Va bene così.
Stasera a cena fuori con Marina e Paola. Una vera cena, senza la preoccupazione di non spendere troppo che ci ha sempre accompagnato.
Offro io: lo devo a Massimo che mi ha salvato ogni giorno, fin qui.