LINEA A CLAUDIO E MASSIMO, IN BICI PER REGALARE UN PULLMINO A CTB:
Chissà perché l’albergo stamattina voleva che tirassimo fuori le biciclette dallo sgabuzzino dei bagagli entro le 8. Una seccatura. Abbiamo ignorato e siamo andati a fare colazione in un bel baretto dietro ai meravigliosi Mercati Generali dove le brioches erano proprio belle e buone. Naturalmente, al rientro, una telefonata in camera ci richiama all’ordine. A parte questo, tutti gentilissimi, ottima sistemazione e ottimo risveglio. Nessun inconveniente. Temiamo un po’ sempre gli approcci di chi, vedendoci trafficare con le bici, ci chiede chi siamo e perchè e percome. Ieri l’americana che usciva con noi dall’albergo ci ha fermati per sapere da dove venivamo dove andavamo eccetera. Chiarita la storia, ci ha raccontata un po’ la sua vita, anche della sorella in sedia a rotelle. Si è insomma creato un canale di empatia. Poi repentinamente ha messo mano al portafoglio e ne ha cavato un dollaro. “American dollar” ha detto, immaginandosi probabilmente che il cambio il dollaro lira o dollaro peseta fosse ancora quello dei mitici Settanta. Stamattina nessuno ha tentato di donarci un dollaro, una peseta, una lira o un rublo. Stamattina non partiamo subito. Prima, una volta tanto, optiamo per un po’ di cultura con la C maiuscola. Aggiunti 5 km al nostro percorso, andiamo a vedere le opere di Calatrava.
Massimo fa qualche bella foto, poi prendiamo a correre verso sud su una bellissima ciclabile con gli stagni dell’Albuvera a destra ed il mare a sinistra; nulla da invidiare alla Camargue.
Tra noi e il mare solo una bellissima e larga spiaggia.
Oggi ho dovuto iniziare anche l’antobiotico, oltre alla mia solita dose di farmaci, e questo mi dà un po’ di nausea al mattino. Chiedo un sacco di soste al povero Massimo che, paterno, mi asseconda. Dopo un po’ di taboulet ed un caffè dalle parti di El Perelló, le cose vanno un po’ meglio. Non spingiamo e, anche se le stradine rurali a volte sono sterrate, procediamo senza intoppi. Un acquazzone a lungo minacciato in realtà ci precede e noi passiamo da Cullera che tutto è già successo. Solo strade bagnate e qualche pozza qua e là. In compenso l’aria s’è rinfrescata e pedaliamo bene.
Durante l’ultima sosta per fiatare, Massimo instancabile, per 50 euro in due trova un bell’hotel con piscina a Gandia, colazione inclusa.
Alle 16 siamo già arrivati. Gandia è un posto incredibile. Palazzoni dopo palazzoni, hotel e condomini a migliaia in file continue lungo il mare. Tutto praticamente desertico. Finestre chiuse, palazzoni alti e disabitati. Chissà perchè ma mi immagino così le città della Siberia. Il lungomare per fortuna appare un po’ più movimentato, nel senso che, alcuni, pochi, anziani come noi vi passeggiano, con rare comparsate di giovani. Diciamo che quando verrete in Spagna, se qui non arrivate con la lingua di fuori, questo forse è un posto che si può saltare. In compenso la spiaggia è infinita e larghissima.
Comunque: oggi tappa non lunghissima, ma i 68 km bastano a farmi stramazzare sul letto di Gandia. Mentre me la dormo Massimo già studia itinerari e possibili soste per domani. Ci sarà da superare la penisola di Cap de la Nau e lì, o prendiamo l’aereo, oppure un po’ di montagna non ce la toglie nessuno.
Dopo il pisolino (90 minuti, neanche tanto “ino”) bagno in mare e passeggiata sul lungomare infinito di Gandia alla ricerca di un posto dove più tardi ci mangeremo la solita paella.
Così è, poi a letto che domani potrebbe esser brutta.
Ma massimo non dorme. Gli itinerari montuosi non lo persuadono: lui cerca il passaggio liscio a nord ovest.
Nota di colore.
Oggi la solita Mariangela ha organizzato un pranzo all’hub con un sacco di amici, Marina e Paola (Tino dovrebbe arrivare a Minano stasera). Beh, è dalla nostra partenza che le 3 mogli spesso si trovano, sole o con altri, a pranzo e cena. Care. Mi ricordano le mogli di Armstrong Collins e Aldrin, quando nel luglio ’69 Tito Stagno ce le mostrava al telegiornale commentando che le signore, con il loro corocino di bimbi piccoli ed ancora ignari, guardavano insieme la TV, chiedendosi ansiose se i loro cari mariti sarebbero riusciti a rientrare o se sarebbero rimbalzati sull’atmosfera, perdendosi per sempre nello spazio. Mi ricordo che quelle donne in apprensione davanti alla TV mi avevano colpito. Marina Paola e Mariangela che si trovano a cena mi fanno lo stesso effetto. E ci devono pure vedere al telegiornale…
Beh, dico, intanto Tino è riuscito a rientrare. Io conto su Massimo perchè sappia calcolare l’angolo giusto di incidenza con l’atmosfera.
Baggio – Gibilterra sono circa 2500 km. Scegliendo di contribuire con un centesimo a km, ad esempio, si doneranno, a meta raggiunta, 25 euro per l’acquisto del pullmino per Casa Teresa Bonfiglio. Con 2 centesimi il contributo diventa di 50 euro, 10 centesimi significheranno 250 euro all’arrivo e così via. Chi vorrà potrà contribuire con un bonifico all’Iban IT44J0306909606100000117955, (Associazione Il Gabbiano – Noi come gli altri) o sul sito a https://www.gabbiano.org/donazioni/ Non dimenticate la causale: #pedalareperunpullmino |