LINEA A CLAUDIO E MASSIMO, IN BICI PER REGALARE UN PULLMINO A CTB:
Sveglia a Miami Beach, in spagnolo.
Mica tutti possono.
Caffè e croissant in pasticceria perché non ci fidiamo della puntualità della signora dell’ostello che ha detto che la colazione si può avere dalle 9. E noi vogliamo partire presto. Ma,
di fatto, alle 10.30 siamo ancora lì a sistemare i bagagli. Anche perchè Massimo è un po’ lento. Sì, lui parla ai suoi bagagli e l’operazione richiede ovviamente più tempo del normale.
“Adesso… voi sandali vi metto lì”, “la maglietta, la maglietta… dai che ci stai qui”; “ma voi calzini non siete ancora asciutti? E io dove vi metto? Dai che troviamo una soluzione…” così tutte le mattine.
A voce alta.
Io faccio finta di niente, noi sai mai quali possono essere le reazioni di queste persone.
Alla fine partiamo per Vinaròs, un’ottantina di km più a sud.
La C340, dove C sta per carrettera, la seguiremo per tutto il giorno. Non molto traffico all’inizio, ci pare pure una buona soluzione. Fa caldo. Cominciano i saliscendi. Guardiamo con crescente preoccupazione le montagne all’orizzonte. Ci sarà un passaggio a mare o dovremo scavalcarle? Chi indovina la risposta?
Alle 12.30 siamo già piuttosto provati e optiamo per la sosta pranzo a… Spesa allo Spar e pranzo sul muretto lì di fronte.
Caspacio, 1lt, 2 banane, tramezzini, 4, torta Margherita già a fette, 1,5 lt di limonata a testa.
Un signor pranzo direi.
Mentre noi mangiamo la carrettera 340, chissà perchè, cambia nome e diventa la N340, la National. Cambia tutto. Un traffico bestia, un caldo bestia, un vento… no, un vento non tremendo ma decisamente fastidioso. Iniziano rettilinei lunghissimi, quelli di cui non vedi la fine, in salita o leggermente in salita. Un incubo: dei rettilinei psichiatrici che, se non sei forte, ti butteresti giù dai ponti. Noi procediamo impavidi; soprattutto Massimo che, occhio e croce, sviluppa il doppio dei kilowatt che riesco ad erogare io.
Alle 19 siamo disidratati. Abbiamo bevuto più di 3 lt di roba a testa ma siamo secchi. Per tutta la strada non abbiamo visto un bar, un punto sosta, nemmeno una fontanella. Niente. Per fortuna Vinaròs è lì. Il primo bar è nostro: Pepsi e acqua gasata per tutti. Uahooo! Rinasciamo. Massimo, implacabile, scorre booking.com. scova un hotel che sembra bello a 56 euro in due. L’hotel bello oggi ce lo meritiamo. Quando lo raggiungiamo, 88 km dopo il via, restiamo a bocca aperta: un 4 stelle lusso x 28 euro a testa. Fantastico.
Sul terrazzino ci cuciniamo la pastasciutta, formaggio, banana e torta Margherita già tagliata. Dei veri signori. Ma non è questo il punto. Il punto, l’argomento, quello di cui volevamo parlare
stasera, è la fatica. Penso si possa pensare: che bello, attraversare tutta l’Europa del Sud, vedere mille posti, tra amici, monumenti, bellezze naturali, queste cose insomma. Sono pensieri fuorvianti.
Non vedi un monumento che è uno, le bellezze naturali sono una minoranza rispetto alla quantità di zone industriali, villette disabitate per le vacanze, palazzi bruttini sul lungomare, distributori di benzina, ristoranti on the road piuttosto squallidi e poco altro. Quello che davvero vedi, quello che non perdi mai di vista sono i 3 metri di asfalto davanti alla tua ruota anteriore. Quello che pensi tutto il giorno è evitare le buche, le irregolarità dell’asfalto e spingere sui pedali. Perché devi arrivare. Non è un’opzione, non puoi stare in giro tutta la vita: devi arrivare. E allora pedali, ogni tanto bevi, se la strada sale cambi rapporto e guardi 3 m davanti a te perché non vuoi alzare lo sguardo, non vuoi vedere quanto è ancora lunga quella dannata salita. Sarei curioso di sapere quante volte giro i pedali in un giorno, ma forse è meglio non saperlo. La fatica per noi altro non è che questo pedalare continuo, senza alternativa, sotto il sole, a pestare di più sui pedali in salita, a tirare il fiato per quei pochi istanti che dura la discesa.
Una fatica senza senso se non avete un fine che la supera. Ma, nonostante tutto, qualche volta ti chiedi perché sei qui quando tutto questo te lo potevi risparmiare. Ovvio, non mancano i momenti di godimento della natura, degli incontri e l’incommensurabile piacere della doccia all’arrivo.
Ma la fatica resta, è inutile negarlo, ed è l’ingrediente più importante di tutta la giornata.
Baggio – Gibilterra sono circa 2500 km. Scegliendo di contribuire con un centesimo a km, ad esempio, si doneranno, a meta raggiunta, 25 euro per l’acquisto del pullmino per Casa Teresa Bonfiglio. Con 2 centesimi il contributo diventa di 50 euro, 10 centesimi significheranno 250 euro all’arrivo e così via. Chi vorrà potrà contribuire con un bonifico all’Iban IT44J0306909606100000117955, (Associazione Il Gabbiano – Noi come gli altri) o sul sito a https://www.gabbiano.org/donazioni/ Non dimenticate la causale: #pedalareperunpullmino |