LINEA A CLAUDIO, MASSIMO E TINO, IN BICI PER REGALARE UN PULLMINO A CTB:
Per dirla tutta, Giampi, che pubblica i report che gli arrivano dalle strade francesi, ha un poco edulcorato la mia descrizione del “residence”di ieri sera, descrizione che concludevo dicendo che i 300 euro ce li dovevano semmai di premio se l’avessimo demolito. Giampi fa il suo mestiere, ma resta il fatto che questa, fin qui, è la location maglia nera e non credo che altre sontuose residenze potranno strapparle il primato. Già che parliamo di metodo, è giusto altresì informarvi che tutti gli strafalcioni che trovate nei report non sono merito mio (che di grammatica, punteggiatura e retorica ho qualche residua traccia scolastica), bensì di WhatsApp a cui detto per brevità e che spesso capisce e trascrive Roma per Toma. Scusate, ma era una puntualizzazione che da tempo mi stava qui.
Ma volevo, altresì, parlarvi delle borse. La mia anteriore destra, per esempio, detta “la cucina”, che contiene un set di pentole, posate, un piatto, una tazza, lo scolapasta di gomma pieghevole che Lisa e Nora, le mie nipotine, mi hanno regalato in vista del viaggio, ed il fornellino, la mia anteriore destra, dicevo, ultimamente puzza di gas. Il fatto che la chiusura del fornellino a gas non sia perfetta potrebbe fare della mia la prima bici al mondo a saltare in aria per una fuga di gas. La cosa mi preoccupa.
L’anteriore sinistra è l’officina. Ci sono gli attrezzi necessari, le brugole, le fascette di plastica, lo scotch americano (quello con cui puoi attaccare il rimorchio ad un camion se ti si rompe il gancio), le camere d’aria di scorta, il “necessaire forature” e, soprattutto, la borsa dei cavi per ricaricare di tutto la sera: il cell, le luci della bici, il power bank, la GoPro. A volte mi domando cosa avrebbe pensato Bartali vedendoci. Risate pazzesche. E noi invece abbiamo pure Massimo che mi controlla Windy tutte le sere per vedere forza e direzione previste per il Mistral di domani. Usavamo Windy in barca, e ci sta, quando il vento tanto atteso non si palesava mai; una volta che i marinai sono scesi a terra e hanno inforcato le loro bici, invece, non si faceva di certo mancare.
La posteriore destra è la camera da letto, resa in realtà un po’ superflua dalla decisione di lasciare a casa le tende. Ma non si sa mai. Materassino, sleeping bag, sacco lenzuolo, federa, beauty case, infradito, e farmacia. Sulla farmacia potremmo contarle, ma tiriamo avanti. No perchè dovevo portarla io, ma le mogli degli altri, che sotto sotto non si fidavano troppo di me, hanno rifilato loro vuoi un piccolo pronto soccorso, vuoi la pomatina per questo e per quello, vuoi un goccio d’arnica che non vorrai mica partire senza un goccio d’arnica. E così, dato che ci sono anche i farmaci personali che qualche volta, viste le patologie di tutti, richiederebbero un carrellino al traino, abbiamo dietro una farmacia tale che qualunque dispensario del Sahel ci invidierebbe. Vabbè. E finalmente la posteriore sinistra: il guardaroba, l’armadio a quattro ante. Qui tutto il contrario. La gara a chi ne porta di meno. Un quintale di Moment, ma solo due paia di mutande, due di calzini, due magliette e una polo tutta sdrulcita per le serate di gala. Fa eccezione Charlie che ha dietro una camicia scozzese su toni del blu, bellissima, e che l’altra sera mi ha finalmente prestato. “Tieni anche questa, tesoro, potresti avere freddo”, scommetto gli ha detto Mariangela obbligandolo a portarsela dietro. Poi pantaloni da montagna leggeri, quelli che li puoi far diventare pantaloncini, una felpa, la mantellina o quel che ciascuno ha un caso di pioggia. Poi ci sono i vestitini da ciclista, sempre un po’ ridicoli, non neghiamolo. Pantaloncini imbottiti, due o tre paia, maglietta degli sponsor, quella tua, giacchettina per il vento e le discese.
Più o meno fin qui tutti uguale (tranne la cucina che era affare mio). (Anche gli attrezzi dovevano essere affari mio, ma anche qui nessuno si è fidato fino in fondo ed ha portato un po’ le sue cose. E così Tino ha un set di brugole così bello che qualche notte glielo frego).
Poi ciascuno ha le sue cose in una borsa personale che tiene a portata di mano perchè di solito contiene ciò a cui più tiene. Tino ha una specie di portagioie attaccato al manubrio; immagino contenga soldi, molte carte di credito, alcuni lingotti d’oro, smeraldi, rubini, quella roba lì insomma. Charlie ha la sua tecnologia in una specie di baule sottocanna. Non so quanti power bank (tanto poi sugli sterrati ne perde sempre qualcuno), cavi per collegarsi a qualsiasi cosa, telefoni cellulari, auricolari, insomma la sua non è una bici, è una Soyuz. Per parte mia ho, sopra le altre borse, una bella sacca gialla impermeabile da vela che mi ha portato Giulio dall’Australia e a cui tengo molto. È piena di avanzi di pane, biscotti tutti schiacciati, un pacco di spaghetti aperto, i pomodori avanzati ieri, i formaggini fregati alla colazione all’Ibis. Ultimamente sul fondo ristagna una brodaglia appiccicosa di incerta origine.
—
E veniamo alla tappa di oggi. Non vediamo l’ora di fuggire; prepariamo in fretta le nostre borse, un caffè e una brioche al volo nella strada di sotto e, finalmente, possiamo dimenticarci di Agde. O meglio vorremmo dimenticarci di Agde, perché, dopo un’ora siamo ancora lì che ci giriamo intorno. Ancora una volta uscire da una città o cittadina si dimostra un’impresa superiore alle nostre possibilità.
In più i francesi fanno volentieri a meno dei cartelli stradali. Se poi chiedi loro indicazioni queste saranno certamente in conflitto con quelle di Google Maps. Così ti tocca scegliere e la scelta la sbagli sempre. Quando finalmente infiliamo la direzione giusta per Bezier, sono le 11 suonate. Come sempre nulla da dire sulle piste ciclabili. Presto troviamo anche il Canal du Midì che seguiamo per un po’ approfittando anche per una colazione bord du Canal con baguette ed una specie di insalata di Cavoli con la maionese.
Per il terzo giorno di fila tira un Mistral cattivo. In più oggi che fa anche freddo. Lasciamo il canale sulla destra, piegando verso Narbonne, ma qualcosa va storto: dopo ore a braccio di ferro con il Mistral, ci troviamo a Vendres, cittadina completamente deserta dove sfortunatamente c’è un bar aperto e sfortunatamente ci prendiamo il caffè e sfortunatamente il barista è gentile e ci dà tutte le indicazioni per arrivare a Narbonne con meno salite possibili. Dopo Lespignan, Salles d’Aude ci troviamo nella direzione sbagliata, verso il mare. Ora siamo troppo lontani da Narbonne e decidiamo quindi di disdire l’Ibis lì prenotato. Mal consigliati da altri passanti, finiamo a Narbonne Plage e cerchiamo un posto lì. Il posto c’è, lo prenotiamo, ma quando arriviamo all’indirizzo indicato non esiste. Telefoniamo, scriviamo, protestiamo con booking.com, ma il risultato non cambia.
Siamo a piedi.
Intanto il Mistral non smette mai di sbeffeggiarci. Ovunque ci giriamo lui sta lì, di fronte a noi. Pure sulle salite del Massif de la Clope.
Ci ricordiamo che questa mattina Mariangela ci ha mandato una proposta indecente, consigliandoci un bed and breakfast molto bello ma decisamente caro. Non abbiamo più alternative e decidiamo di telefonare al b&b. Tutto ok, hanno posto, ma si trova 22 km più in là. Non so come, ma a questo punto ci parte l’adrenalina. Andiamo a tutta sostenuti da un paesaggio commovente. Gli Stagni, i campi, le risaie intorno al Canal de la Rùbine all’imbrunire sono uno spettacolo indimenticabile.
Poco prima delle 20 arriviamo nella, questa volta sì, sontuosa e meravigliosamente arredata dimora di Florance e madame. Dopo la doccia aperitivo di benvenuto, poi tutta la sera a chiacchierare con loro intorno al tavolo.
Diciamo che il posto ci ripaga dei disastri della giornata. Quelli che dovevano essere 50 km da Agde a Narbonne sono diventati 79 fino allo Stagno di Bages grazie a più di 20 km di errori.
Vabbè. Se i nostri calcoli son giusti, tra 35 km, domani, saranno 1000.
Boys, champagne!
Baggio – Gibilterra sono circa 2500 km. Scegliendo di contribuire con un centesimo a km, ad esempio, si doneranno, a meta raggiunta, 25 euro per l’acquisto del pullmino per Casa Teresa Bonfiglio. Con 2 centesimi il contributo diventa di 50 euro, 10 centesimi significheranno 250 euro all’arrivo e così via. Chi vorrà potrà contribuire con un bonifico all’Iban IT44J0306909606100000117955, (Associazione Il Gabbiano – Noi come gli altri) o sul sito a https://www.gabbiano.org/donazioni/ Non dimenticate la causale: #pedalareperunpullmino |