Qualcuno ricorda che “…al Gabbiano non mi sento mai solo” . Qualcun altro va oltre: si rivolge direttamente a Gesu’ e lo ringrazia che’ …. “ al Gabbiano io mi trovo bene e te lo volevo dire” Cosi’. Senza calcoli, senza timori reverenziali. Solo con la forza che si nasconde dietro la semplicita’ d’animo. Domenica 19 dicembre, Chiesa S. Apollinare, ore 11,30 : la linea passa agli “ultimi”. E loro, i presunti ultimi, tengono cosi’ bene il palcoscenico che verrebbe voglia di lasciargliela ancora un po’: come per ripararsi, istintivamente, dal fresso di quei “ primi” che la loro leadership ce la urlano quotidianamente e sensa sosta. Dai telegiornali (Caldo record, bere molto – Freddo record, mettere la sciarpa) dai campi di calcio (E’ una partita molto importante per noi) dalle moviole digitali (Rigore netto) o dal parlamento (La colpa ? E’ degli altri). I nostri amici in Parlamento non ci possono andare. Ma un Parlamento, una televisione, un moviolone, una societa’, un’insieme di individui e di ascoltatori, che non sanno ascoltare milioni di persone con disabilità sparse per l’Italia, che le relegano in un angolo di cortese pietismo perche’ non riescono a cogliere in loro un’opportunita’ di crescita propria, questo gruppo di persone, insomma, si perde qualcosa. Il piacere di riscoprire ritmi meno televisivi e piu’ umani, per esmpio. Ma anche parole meno ipocrite e piu’ calde, sorrisi a volte furbi, si’, ma come potrebbero essere quelli di un bambino che ha mangiato la marmellata di nascosto. Si perde un po’ di buonumore e di pace interiore. E’ un peccato quando non riusciamo a ricordare che abbiamo qualcosa da insegnare, ma anche molto da imparare dagli altri, disabili o no.
Durante la lettura in Chiesa e anche di pomeriggio, al pranzo di Natale in Sala Negrini, era davvero forte la sensazione che il distacco che questo mondo ha rispetto ai “primi”, nella classifica della vita quotidiana, e’ un distacco davvero immeritato, ingiusto. Ma rimanendo nella metafora sportiva, e’ inutile prendersela con l’arbitro distratto o ricorrere anche noi alle moviole. Molto meglio continuare a percorrere la nostra strada, verso il nostro scudetto che si chiama Gabbiano 2000. Con le nostre regole, i nostri tempi, i nostri valori e le nostre forze. Chi con Dio, chi con i propri dubbi. Insieme ad un pubblico che ci sostiene senza volere nulla in cambio e senza fare rumore, come e’ bello che sia, e soprattutto insieme ad amici con abilita’ diverse dalle nostre. dai quali non si finisce mai di imparare.
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Freddo record (il medico consiglia l’utilizzo della sciarpa)