Nati intorno al 1982 i Centri Socio Educativi hanno rappresentato la chiave con cui il Comune di Milano ha avviato un processo di apertura del territorio a cittadini portatori di handicap. Non solo. Se dal punto di vista della concretezza i C.S.E. hanno favorito l’inserimento della persona disabile nella vita quotidiana, da quello culturale hanno puntato sulla diffusione tra i cittadini della cultura della diversità. Non solo la condivisione dell’handicap altrui, quindi, ma l’interpretazione dell’handicap come parte della vita in quanto parte di una persona. La dottoressa Pina Corvino è responsabile del più grande C.S.E. milanese: quello di Baggio. Ecco il resoconto del nostro colloquio.
Cosa può dirci oggi in merito all’esperienza dei C.S.E. a 17 anni dalla loro realizzazione, in particolare al nostro di zona 18 già operativo dal 1985.
I C. S. E. sono la realtà più consolidata anche nel resto della Regione Lombardia. Essi danno una risposta omogenea, come centro diurno, alle persone disabili. Si comincia però a sentire la stanchezza, nascono richieste di differenziazione. Ci saranno trasformazioni a medio/lungo termine. Il C.S.E. della zona 18 è attualmente il più grande conta infatti 30 iscritti. Dobbiamo ripercorrere un cammino già fatto per riprendere maggiormente contatto con l’esterno. La struttura di via Noale è periferica ed isolata, pertanto diviene più difficile aprirsi sul territorio ad una vita di relazione con la gente. Oggi nel quartiere è presente una grossa realtà di volontariato, anche se non so se le persone esprimono reale accettazione della diversità o pietismo; comunque c’è più attenzione.
Come si articola il nostro C.S.E. quali i contenuti sia rivolti agli utenti che alle loro famiglie. Desideriamo sapere qualche numero indicativo gestionale?
Il C.S.E. è una unità di offerta territoriale per le persone disabili: 30 gli utenti iscritti con 10 educatori professionali ed inoltre personale ausiliario A.S.A., figure tecniche, psicologo, psicomotricista. Contenuti: accoglienza, sollievo alle famiglie, tentativo di offrire risposte ai bisogni per favorire la crescita della persona secondo le sue possibilità attraverso le capacità residue. Attività occupazionali interne/esterne, espressive, corporee. Laboratori vari: cucina, falegnameria , ceramica, attività musicale e attività culturale utilizzando le risorse che la città offre a tutti i cittadini. Tirocini esterni socializzanti presso aziende.
Ogni tanto si sentono voci allarmate circa lo spostamento del C.S.E. altrove ma anche sulla sua continuità nel tempo, sono voci fondate? Se lo spostamento è fisico, potrebbe anche verificarsi. Così pure potrebbe darsi anche che accada nel tempo un cambio di gestione cioè una convenzione col “No profit zonale”. Il Comune di Milano resterà però sempre il garante e il controllore che il servizio sia prestato nel rispetto della qualità e della professionalità necessaria.
All’origine a Milano i C.S.E. si chiamavano C.T.R. (Centro Territoriale Riabilitativo) con lo scopo anche di osservazione, orientamento e preparazione degli utenti in carico verso altri servizi in linea con l’evoluzione della persona. Cosa si è realizzato di tutto questo?
I C.S.E .hanno realizzato gli obiettivi preposti. La persona disabile ha conquistato il suo spazio di diritto nel quartiere, nella zona assieme a tutte le altre realtà. Purtuttavia stanno invecchiando, l’utenza è prevalentemente medio/grave con grosse difficoltà di inserimento in altri ambiti. Si rischia di cadere nell’abitudine, invece occorre continuamente riformularsi e rigenerarsi. Nascono poi interazioni con altri servizi presenti quali Comunità alloggio, lo S.F.A. (Servizio Formativo all’Autonomia), Centri Ricreativi Handicap, ecc.
Quale futuro avrà il C.S.E. e quali sbocchi? In pratica si prevede un transito delle persone in carico verso altri obiettivi e, in caso affermativo, quali e con chi?
Gli sbocchi sono in funzione della crescita evolutiva della persona. In caso di crescita si può pensare ad inserimenti lavorativi. In caso di peggioramento si gestisce all’interno caso per caso utilizzando la rete dei servizi previsti. E’ un lavoro lungo e difficile da parte degli educatori che invecchiano anche loro come gli utenti. Occorre rileggere continuamente il bisogno.
Il fenomeno del volontariato e del No Profit, o privato sociale, sono ormai una realtà anche nella nostra zona. Cosa ne pensa di questo aspetto sociale? Ritiene possibile lavorare insieme per un Gabbiano 2000: se ci starete vicino, questo luogo diventerà un posto davvero speciale disegno comune anche come C.S.E.?
Lo ritengo possibile perché credo davvero si possa lavorare insieme. Lo testimonia, per esempio, il progetto in corso con l’Associazione Il Gabbiano sul tempo libero.
La tendenza odierna è quella di creare una rete di servizi unendo Pubblico e Privato sociale e cioè tra iniziative del Comune di Milano e Associazioni di volontariato o coop. sociali. Qual è il suo parere?
Tutto ciò è positivo. Il volontariato con la lettura attenta delle zone d’ombra può, nella sua elasticità di tempo, offrire quello che il pubblico non può dare nell’immediato. Poi però nel momento in cui occorre strutturare una risposta nel tempo è necessaria la presenza di tutti.
Oltre ai C.S.E. di zona da qualche anno sono nati i nuclei zonali H sempre del Comune di Milano. E’ questo un segno solo di decentramento o è l’intenzione di una lettura più capillare e precisa del bisogno nel suo insorgere e di interazione con tutte le possibili risorse per risolverlo?
Condivido la seconda affermazione. Servono a snellire e venire tempestivamente incontro alla popolazione disabile. Leggere meglio il bisogno, filtrare le domande e trasmettere le risultanze agli uffici competenti centrali per una risposta risolutiva.
Alla luce della sua esperienza, come lo immagina il futuro, in area handicap, proiettato nella visione di uno Stato sociale e non assistenziale?
Se ci saranno risorse sia personali, interiori, che culturali ed economiche, allora si potrà crescere insieme e lavorare bene. Ognuno degli attori in campo dovrà giocare apertamente il proprio ruolo assumendo le proprie responsabilità.
Per informazioni il C.S.E.è in via Noale 1 tel. 02/48911964.
(di Giacomo Marinini e Giampiero Remondini)