#CONOSCEREILGABBIANO. Le attività del sabato pomeriggio sono l’identità più profonda del Gabbiano, grazie all’azione iniziata dal nulla nei primi anni ’80 da Teresa Bonfiglio, e immediatamente dopo da Giacomo Marinini, con i volontari di allora. Eppure l’associazione Il Gabbiano non è solo quello. Ecco la prima tappa di un breve viaggio di conoscenza dell’associazione.
Ci sono tante, troppe, persone anziane che non possono permettersi di pagare un taxi o un servizio simile per una visita medica in clinica o in ospedale. Altre che sono rimaste completamene sole e non sanno a chi appoggiarsi. Capita anche che alcune di loro vivano con una certa ansia questi momenti, o addirittura che abbiano delle difficoltà nel comprendere la diagnosi medica. L’associazione Il Gabbiano mette a disposizione gratuitamente il proprio pullmino e due volontari che accompagnano il paziente all’andata e al ritorno. Un volontario guida e l’altro mette a proprio agio la persona, dialogando con lei e partecipando, quando necessario, anche al colloquio con il medico. Non serve una laurea alla Bocconi per capire che da un punto di vista economico è una cosa completamente senza senso, da matti veri. Eppure, sia pure su numeri limitati com’è ovvio, funziona. Funziona perché i volontari che si rendono disponibili dal lunedì al venerdì sono persone che hanno esaurito il ciclo lavorativo e in questo modo “ripartono” dando un senso nuovo (e utilissimo!) al presente. Funziona perchè il consumo della benzina e l’usura meccanica del pullmino sono compensati da altre donazioni… e se non sono strettamente legate a questo servizio cosa importa? Si tratta della classica goccia nel mare di bisogno, è verissimo. Non si risolve tutto così, lo sappiamo perfettamente. Diciamo che in attesa di un algoritmo più professionale, scientificamente testato (e alla portata di chi vive con la sola pensione, però, questo non è un dettaglio), al Gabbiano intendiamo continuare con questa goccia, con tutti i limiti che questo comporta. Il limite è dover dire troppo spesso al telefono: “Purtroppo non possiamo, il pullmino è occupato”. E’ capitato persino che un volontario mettesse a disposizione la propria auto per un accompagnamento. O anche che andassimo a cercare il citofono di una persona per dirle che avevamo risolto quel problema e che si poteva procedere. Non si risolve tutto così, lo sappiamo bene. Quindi, in attesa dell'”algoritmo risolutore”, servono nuovi volontari: chi vuole salire a bordo e dare una mano lo faccia, c’è un sacco di lavoro da fare.