#inviaggiocolgabbiano – XIV tappa. Per raccontare davvero Elvio Bielli più che un’intervista servirebbe una poesia. Ma noi accogliamo il nostro limite e procediamo lo stesso presentando questa conversazione con Antonella, sua cognata, che ci regala la seconda testimonianza di un familiare. Sono preziose queste risposte perchè rendono più completo il nostro viaggio. Il quale viaggio, ricordiamolo, ha obiettivi chiari: favorire l’inclusione della persona con disabilità, abituarsi a riconoscere (e respingere) gli atteggiamenti pietistici, scoprire la reciprocità nel volontariato (do e ricevo) e cercare le potenzialità della persona, oltre la fragilità. Ognuno ha qualcosa da insegnare, non sono parole di circostanza: è davvero così. Grazie Antonella per questo contributo.
Eccovi Elvio.
di Giacomo Marinini e Giampiero Remondini
Tutte le nostre interviste si aprono con la stessa domanda sulla percezione che il nostro interlocutore ha della disabilità. E tu come vedi suo cognato Elvio? Cosa cogli in lui?
Elvio è sempre stato la sintesi dell’umorismo e della goliardia. Gli scherzi (bonari) erano all’ordine del giorno e ricordo, con piacere, le corse che faceva per scappare via dopo aver fatto uno scherzo ad un amico… Anche ora che Elvio è “diventato grande” e talvolta non capiamo bene che cosa intende dire, i suoi occhi che sorridono parlano per lui, soprattutto quando descrive sua zia in una gita in montagna, vestita di rosso, terrorizzata dai tori oppure quando con orgoglio ti racconta che a carte lui vince sempre mentre la zia perde.
La comunicazione è fondamentale in una relazione. Certo, con le parole si semplifica (diciamo “quasi” sempre…) ma anche la comunicazione non verbale restituisce risposte e sensazioni di quello che una persona prova. Puoi farci qualche esempio?
Come dicevo gli occhi di una persona sono lo specchio di quello che la persona prova, ed è così anche per Elvio, a maggior ragione ora che ha più difficoltà a comunicare verbalmente, gli occhi talvolta sorridenti, in altri assorti ci fanno subito capire che cosa la sua “antenna di sensibilità” ha percepito e se ne è contento oppure no. Anche le attenzioni che ha per gli altri, come ad esempio il galante baciamano alle signore oppure una golia per tutti, manifestano la sua intenzione a mettersi in contatto con te.
Elvio è certamente portatore di bisogni… ma anche di gioia. Vogliamo abituarci a pensarlo sempre, con lui e con tutti. Puoi aiutarci con qualche esempio?
La musica gli piace tanto e gli piace anche ballare: anche se è rimasto poco dell’agile ballerino di un tempo, i passi (adesso purtroppo instabili) che riesce a fare gli mettono allegria.
Anche quando facciamo il gioco degli animali e riesce a indovinarne i nomi, gli si accende un guizzo negli occhi…
Cosa vorresti, come parente, per il suo futuro all’esterno della famiglia? Come lo immagini?
Lo immagino in mezzo ad amici, a persone che gli vogliano bene, in una dimensione quasi famigliare. Questo aiuterebbe anche noi ad affrontare più serenamente questo nuovo stato.
Pensi che oggi ci siano maggior attenzione e accoglienza per le persone con disabilità rispetto a un tempo?
Sicuramente, anche se penso ci sia ancora molto da fare. In particolare i tagli economici in ambito pubblico non hanno contribuito/non contribuiscono ad aiutare le persone più fragili e i loro famigliari a percorrere l’impegnativo cammino di “avvicinamento/rincorsa” delle persone normodotate (perché poi dovrebbero raggiungere gli stessi obiettivi??).
La tua famiglia si sente sola nell’affrontare i problemi quotidiani o si sente anche sostenuta dalle Istituzioni e dalla gente comune?
Non siamo assolutamente soli, un sacco di gente vuole bene a Elvio e il Gabbiano (in tutte le sue declinazioni ovvero volontari, centro di ascolto, centro diurno etc. ) è sempre stato un punto di riferimento importantissimo per mio cognato, così come per noi. Per quanto riguarda le Istituzioni, ci sono, ma devi “imparare” come districarti tra le mille e una pratica burocratica.
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