#inviaggiocolgabbiano – X tappa. Tra la seconda metà degli anni 90 e la seconda metà degli anni Duemila, una generazione di giovani tra i 20 e 30 anni ha lasciato una fortissima impronta al Gabbiano. Era il periodo i cui si raccoglievano i fondi per il complesso di via Ceriani. Riunioni, recite teatrali, partecipazioni a feste e sagre, uscite sul territorio, articoli sul Diciotto. Giovani ce ne sono anche adesso, ma è una fase storica in cui gli over 40 prevalgono sugli under 40. Anche di questo abbiamo voluto parlarne con Alice Fumagalli, visti i suoi 25 anni. Alice ha iniziato come volontaria insieme al fidanzato Tommaso ed è attiva in particolare negli spettacoli teatrali della compagnia del Gabbiano. Adesso lavora come educatrice professionale in una cooperativa.
di Giacomo Marinini e Giampiero Remondini
Ci interessa prima di tutto comprendere la percezione che hai della disabilità. Tu cosa “avverti” quando incontri una persona che ha un limite evidente o un’autonomia ridotta?
Prima di tutto quando incontro una persona con disabilità avverto “la persona”, non il suo limite. Con ciò intendo che a primo impatto cerco di sciogliere tutti i possibili pregiudizi che posso avere e faccio in modo di incontrare il soggetto che ho davanti, in quanto ognuno è unico e non può essere la sua disabilità a caratterizzarlo.
Dicci qualcosa di te. Gli studi, le tue scelte professionali…
Sono educatrice professionale: lavoro da tre anni presso una cooperativa e seguo i bambini e i ragazzi con disabilità a scuola, a casa e nel loro tempo libero. Fin da piccola ho sempre capito di voler lavorare nel sociale, senza sapere con certezza con quale utenza.
Cosa ti ha spinto ad avvicinarti all’esperienza del volontariato e perché hai scelto il Gabbiano, quindi la disabilità?
Fin dal primo anno del liceo sono stata animatrice in oratorio, ma, una volta finito, sentivo il desiderio di fare qualcosa di utile nel mio territorio. Decisi così di informarmi tra le Associazioni e, con non poche perplessità, mi recai al Gabbiano insieme al mio fidanzato. Non sapevo proprio cosa aspettarmi: non ancora maggiorenne non ero mai entrata in contatto con una persona con disabilità, ma forse è stato anche per questo che mi convinsi a provare.
Sei giovane, come suggerisci di agire per avvicinare i ragazzi della tua età a provare il volontariato al Gabbiano?
Se pochi ragazzi si avvicinano al Gabbiano forse potrebbe essere utile che fosse il Gabbiano ad avvicinarsi più spesso ai giovani, entrando maggiormente nei luoghi da loro frequentati, come le scuole e gli oratori. In questo modo si potrebbe far loro conoscere direttamente, non solo tramite volantini, la realtà dell’Associazione: parlare con una persona negli occhi, toccare con mano i lavori realizzati dal laboratorio di cucito, vedere i filmati del laboratorio di danza, sentire le voci entusiaste dei ragazzi che raccontano l’esperienza del teatro ha tutto un altro effetto.
Cosa può frenare, secondo te, questa scelta?
I motivi possono essere molteplici. Ripensando alla mia esperienza personale forse è spesso la paura a frenare questa scelta: paura di iniziare qualcosa di nuovo e non conosciuto, paura di essere inadeguati, paura di non avere tempo e così via. Mi sento di dire che tutte questi timori svaniscono quando entri e ti accorgi che basta essere se stessi. Molte volte gli ospiti hanno solo bisogno di qualcuno che abbia voglia di stare con loro ed essendoci anche giovani, se trovano ragazzi della loro età spesso sono ancora più contenti. Inoltre, il Gabbiano è aperto tutti i sabati pomeriggio (escluse le festività e le vacanze estive) e i volontari possono dedicare il tempo che hanno, senza vincoli: sappiate che le persone saranno sempre pronte ad accogliervi!
Un’ultima domanda Alice: cosa ti ha lasciato, dentro, l’esperienza al Gabbiano?
L’esperienza del Gabbiano ha lasciato dentro di me tanti volti e sorrisi e in particolare la possibilità di vedere le persone con disabilità non come coloro che hanno bisogno di aiuto, ma come soggetti con cui condividere passioni e stringere legami sinceri. Io in particolare ho fatto per diversi anni l’attrice all’interno del teatro del Gabbiano e, anche non avendo particolari doti, è stato molto divertente ed emozionante.
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